“Ricchi, Poveri storia della diseguaglianza” di Pierluigi Ciocca. Analisi e approfondimenti

DI FRANCO FRONZOLI

Secondo John K. Galbraith , per dare una precisa identità alla povertà, occorrerebbe :

cibo scarso ed insufficiente, abiti laceri, un tugurio affollato, freddo e sudicio, vita penosa e breve, mezzi materiali ai minimi della scala sociale.

In un accezione immediata, intuitiva, povero è colui che non dispone dei mezzi necessari ai bisogni essenziali, o ne dispone in misura minore degli altri membri della società.

Questa è la illustrazione data da Galbraith, sintetica ma molto realistica, della povertà.

Questo libro di Pierluigi Ciocca storicizza la ricchezza e la povertà, ne fa una analisi approfondita.

Come redditi e patrimoni si ripartiscono i termini ricchezza / povertà interagiscono.

L’analisi porta ai dislivelli distributivi, alle differenze tra persone, profondi tra le nazioni.

Problema dei problemi, la povertà estrema, anche presente nei paesi “ civilizzati “ , delle economie più avanzate.

Insieme divari e miseria costituiscono una piaga perenne : morale, sociale, politica oltre che economica.

Sarebbe necessario ed urgente abbattere l’indigenza di cui soffrono milioni e milioni di persone.

La povertà estrema attuale, secondo dati della Banca Mondiale, molto impegnata in questo settore, prevede due dollari al giorno, settecento l’anno in pratica qualche morso ad un ipotetico panino.

Nel 2015 versavano in uno stato di povertà assoluta 736 milioni di persone il 10% del genere umano.

Negli ultimi due secoli l’economia di mercato capitalistica ha unito allo sviluppo della produzione, iniquità, instabilità e inquinamento.

Esiste anche la povertà relativa quella che vede un salario che si aggira sui 700 euro al mese.

Ma le diseguaglianze sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare quante persone sopravvivono perché aiutate da organizzazioni umanitarie, dalla Comunità di Sant’Egidio a Pane Quotidiano, e tante altre tra le pubbliche e le religiose.

Abbiamo sotto gli occhi un grosso problema di fame, sofferenza, precarietà, che va  guardato con volontà di risolverlo, anche se questa, spesso, sembra una strada volutamente non percorribile.

Cerchiamo di evitare questi problemi di sofferenza, di povertà. Le organizzazioni umanitarie non sono sufficienti ad affrontare le grosse problematiche della povertà.

La forbice si dilata sempre di più, il che significa sempre più poveri da una parte e sempre più ricchezze a favore di una minoranza.

È un problema che possiamo anche denotare dai dislivelli retributivi, chi troppo chi poco o niente.

L’indifferenza è un propagatore di povertà, perché chiude gli occhi a chi dovrebbe vedere, sostenere, aiutare.

Viviamo in una società che si identifica nella “ classe “ , nei “ salotti bene “ , negli arricchiti senza merito.

Siamo la società dei “ brillantini “ , dei talk show, della prosperità di immagine, della visibilità ad ogni costo.

Il barbone o clochard, che dir si voglia, è emarginato, recluso nell’ indifferenza dei più, abbandonato al suo destino.

Non consideriamo la povertà di altri perché non è la nostra, ci limitiamo a frasi di susseguo, a considerazione pietistiche, a sguardi di circostanza.

Questa società sembra voler allontanare questi problemi, invisi al potere ; il popolo va mantenuto all’oscuro, lontano dai “ fastidi “ che la povertà potrebbe generare.

La povertà non deve produrre empatia.

La pandemia ha creato nuovi poveri, ha falcidiato l’economia, ha distrutto “ normalità “ nei vari ceti sociali.

I poveri sempre più
poveri

I ricchi
sempre più ricchi.

Accostiamoci a questa analisi ben approfondita e trattata in questo libro.

Immagine tratta dal web

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