Ricordando Amy Winehouse, undici anni fa la tragica scomparsa

di Claudia Aru

Ricordo perfettamente il primo giorno in cui ho sentito la tua voce.

Vivevo a Roma, preparavo il pranzo e avevo un pacco di pasta tra le mani.

Ricordo che in tv avevo MTV e, a un certo punto, arrivò la tua “Rehab”.

Ricordo che rimasi folgorata dalla tua presenza, dal tuo timbro, dal tuo sound, che era un punto d’incontro perfetto tra passato e modernità.

Ricordo che mi cadde il pacco di pasta dalle mani.

Ricordo anche quel 23 luglio 2011, ero in Inghilterra, la tua patria, e quando diedero la notizia della tua morte, mi si spezzò il cuore.

Perché tutti noi che ti amavamo, sapevamo perfettamente quanto fossi infelice.

Ricordo le immagini di te scheletrica, mangiata da droga e alcool a soli 27 anni.

Ricordo il tuo amore lacerante e tossico per Blake che ti ha distrutta.

Ma, c’è un ma.

Tu ci hai insegnato che non è la fama a rendere felici, ciò che ci fa stare in piedi è l’Amore e tu l’hai cercato ovunque, senza trovarlo, perché non ti sei mai amata abbastanza, mai.

Tu ci hai insegnato che dobbiamo imparare ad amarci per difenderci, altrimenti il mondo ci ucciderà.

Come ha ucciso te.

Mai come ora voglio applicare i tuoi insegnamenti.

Sei e sarai per sempre una delle voci più struggenti e meravigliose dei nostri tempi.

Grazie per sempre.

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