Salviamo le tante grandi bellezze rimaste

DI FABIO BORLENGHI

 

 

Bellissima, armoniosa, unica…è l’Abbazia di Trisulti nel Comune di Collepardo (Lazio), adagiata a 825 metri di quota su una balconata naturale dei Monti Ernici che la incorniciano con i loro boschi secolari.
Costruita nel 1204 per volere di papa Innocenzo III e assegnata ai monaci Certosini (di qui il nome di Certosa) successivamente, nel 1947, la sua gestione passò alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari.

Nel tempo la sua grande bellezza non passò inosservata tanto che nel 1879, con decreto ministeriale, le fu riconosciuto il titolo di Monumento nazionale. Celebre, all’interno dell’abbazia, è l’antica farmacia con arredi settecenteschi, arricchita di pregiate scaffalature di legno recanti vasi in vetro contenenti i resti di erbe medicamentose raccolte negli anni dai monaci. Altrettanto celebre e importante sul piano culturale è la presenza di una Biblioteca Statale ospitante 37.000 volumi.

La prima volta che conobbi questo magico luogo fu nella metà degli anni ’60 del secolo scorso nel corso di una gita con amici. Il pullman che ci portava non riuscì a superare una stretta curva all’interno del paese di Collepardo e così dovemmo farcela a piedi lungo la strada in salita che porta alla Certosa, superando, non con poca fatica data la calda stagione, un dislivello di poco più di duecento metri. La strada si affaccia sulla destra idrografica della Valle del Fiume attraversata dal tumultuoso Torrente Cosa. Ricordo un punto della strada dal quale vidi in fondo alla valle un nastro di un azzurro intenso: era proprio lui…il Cosa. Raggiunti gli ottocento metri, poco prima di arrivare all’abbazia, transitammo attraverso un esteso bosco di cerri popolato da scoiattoli e picchi muratori.

L’atmosfera del luogo cattura l’attenzione di chi lo percorre. Silenzio e frescura naturale sembrano un dono degli alberi a chi passa. Appena fuori dal bosco ecco la Certosa. All’interno del perimetro, in quegli anni, una grande voliera ospitava un’aquila reale proveniente dal nido presente alle falde del Monte Rotonaria che sovrasta quei luoghi. In quegli anni ancora non mi occupavo di conservazione dei rapaci e così la presenza del grande rapace nella voliera, cresciuto e nutrito dai monaci, mi suscitò curiosità e non più di tanto.
Veniamo al fatto.

Recentemente questa grande bellezza ha rischiato di rimanere invischiata o, meglio, sporcata da un’iniziativa culturalmente ed eticamente a dir poco disastrosa. Infatti, nel 2018 il nostro Ministero del Cultura affidò l’abbazia in concessione a una sedicente associazione d’ispirazione sovranista (Dignitatis Humanae Institute), ultima creazione del deprimente mondo politico che ci circonda, capeggiata da un opaco individuo, un certo Bannon, costoso tirapiedi di Trump nonché fac simile del don Pizzarro di Corrado Guzzanti, che, a proposito di ‘Dignitatis..’, nel 2020 è stato incarcerato negli USA con l’accusa di ruberie varie.

Di questa sconcertante e triste operazione sono responsabili ingiustificabili il Comune di Collepardo, la Chiesa e soprattutto il Ministero della Cultura che, senza minimamente eseguire una verifica approfondita sui soggetti portatori dell’iniziativa e men che meno sui contenuti di quest’ultima, ha inteso svendere questa grande bellezza, apparentemente subendo l’abbaglio di un canone di circa centomila euro (pecunia non olet!) che i sovranisti avrebbero pagato per svolgere attività di proselitismo nella loro sedicente scuola.

Grazie a un’intensa battaglia legale portata avanti da più associazioni di cittadini e col supporto di qualche illuminato politico, nel luglio di quest’anno è arrivato il pronunciamento finale del Consiglio di Stato che ha giudicato illegittimo il contratto con l’associazione, costringendo quest’ultima alla restituzione delle chiavi dell’abbazia al Ministero della Cultura.
Si dirà “tutto è bene quel che finisce bene”, niente affatto perché l’Abbazia rimane abbandonata a se stessa con gravi problemi strutturali nonostante sia Monumento nazionale di proprietà dello Stato e nonostante la pioggia di soldi che il PNRR farà arrivare a breve al nostro paese con l’intento di farlo rinascere ma… senza una manifesta volontà di salvare le tante grandi bellezze rimaste.

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© ® Foto di Gaetano de Persiis

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