Sandro Botticelli – Voragine infernale

DI ROBERTO BUSEMBAI

 

Per rimanere nel grande tema letterario di questo anno, dedicato a Dante, e spostandolo nel mondo dell’arte pittorica mi viene da nominare un grande Maestro del Rinascimento che si accostò con devozione e lena a rappresentare con sua mano i sorprendenti canti della “Divina Commedia”.

Intorno alla fine del quattrocento su commissione di Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici, cugino del più noto Lorenzo il Magnifico, Sandro Botticelli si dedica alla stesura pittorica e di disegno dei canti della Divina Commedia di Dante, un manoscritto su cartapecora (come è attestato nell’Anonimo Gaddiano o Anonimo Magliabechiano che si trova presso la Biblioteca Nazionale di Firenze) che era stato ideato per una consultazione dal basso verso l’alto, ovvero dall’Inferno fino ad arrivare al Paradiso, seguendo appunto il lungo percorso ideato dall’Alighieri.

Il Vasari invece si pronuncia diversamente a riguardo: “Per essere persona sofistica commentò una parte di Dante, e figurò lo Inferno e lo mise in stampa, dietro il quale consumò dimolto tempo; per il che non lavorando, fu cagione di infiniti disordini alla vita sua”.

Ma il Vasari certamente si riferisce a un’altra serie a cui il Maestro Botticelli si dedicò, quella che le sue immagini accompagnarono un’edizione pubblicata da Niccolò della Magna, un acerrimo sostenitore del Dante e di queste rimangono solo diciannove incisioni da Botticelli e eseguite da Baccio Baldini, e che, come asseriva il Vasari, riguardano soltanto l’Inferno.

Della grande opera invece di cui vogliamo occuparci, purtroppo ne sono rimasti soltanto 92 disegni e si trovano il Kupferstichkabinett di Berlino e la Biblioteca Apostolica Vaticana.

L’opera era così suddivisa: il testo di ogni canto doveva essere contenuto in una sola pagina, scritto con orientamento orizzontale, a penna e inchiostro, la lettera iniziale era assente in quanto avrebbe dovuto essere miniata e la stessa cosa per il primo verso, perchè avrebbe dovuto essere scritto a caratteri colorati, il calligrafo allora incaricato fu Nicola Mangona, uno dei più ambiti e rinomati nella Firenze quattrocentesca.

Non sappiamo se il Botticelli abbia curato anche la stesura del colore, ma i disegni gli appartengono tutti e sono realizzati a punta d’argento ripassati a penna, in fogli distinti e pensati come uniti tra loro.

Sono opere meravigliose in cui il Botticelli punta l’attenzione proprio sul viaggio espressamente metafisico, non tanto fisico, di Dante e lo realizza appunto rappresentando, in ogni canto, non soltanto l’episodio specifico di cui si tratta, ma riproducendo il protagonista (l’Alighieri) più volte e in diverse espressioni e mutamenti ( Dante è sempre comunque rappresentato con il manto rosso mentre la sua guida Virgilio con il manto blu).

Botticelli nelle rappresentazioni dei canti dell’Inferno raffigurerà con potente incisione lo strazio e l’atrocità del luogo, i disegni saranno carichi di personaggi ma nessuno emergerà o sarà protagonista come invece  notiamo nell’intenzione letteraria di Dante.

Botticelli non si interessa tanto a dover fare un’opera d’arte, ma a sottolineare l’essenza dei luoghi e del loro significato morale e interiore.

A differenza dei disegni dell’inferno in cui dai tanti personaggi e rappresentazioni pare non esista lo spazio, con il Purgatorio si inizia a creare un grande spazio vuoto nelle inquadrature raggiungendo la quasi totalità “vuota e celestiale” nel Paradiso.

Il disegno che propongo è praticamente il frontespizio del manoscritto ed è l’unica miniatura terminata e rappresenta la Voragine infernale dovuta alla caduta dal Paradiso del Diavolo Lucifero.

E’ un disegno altamente colorato, esso copre totalmente la prima pagina e nel suo verso vi è il disegno del Canto I. Per Dante, l’Inferno è una struttura a imbuto, che partendo dalla grande estensione in alto (la terra) va sempre più a chiudersi in basso( il centro della terra).

Alla base di esso , in alto, è racchiuso in una volta su cui sorge Gerusalemme da cui partono nove cerchi e poi a seguire altri che tendono a stringersi man mano che raggiungono l’estremità inferiore, e i peccatori espiano le loro offese in diversi ambienti, e colui che ha la colpa più grande troverà la sua prigione sempre più in basso.

Botticelli illustra una sezione verticale del cono e i cerchi hanno l’aspetto di strati orizzontali sovrapposti dove risiedono gruppi di piccole figure.

Il Maestro ne fa un’esecuzione molto accurata e come possiamo notare, e già ribadito, è preoccupato più a dare una visione comprensibile delle regioni infernali, che di farne una eccellente concezione artistica.

Naturalmente l’ultimo cerchio è così piccolo dato il forte restringimento, che era impossibile darne una rappresentazione ben distinta, per cui il Maestro opta per una riproduzione su scala in fondo al foglio, come un disegno supplementare.

Per risaltare le figure rappresentate il Botticelli dipinge la struttura e le rocce di un tono marrone e giallo così da contrapporre le figure in tinte molto chiare, il tutto contornato di un bordo di foglio d’oro pallido.

Immagine web : Sandro Botticelli – Voragine infernale

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