#Sardegna: Incuria (del nostro suolo e di noi stessi)

di Elisa Fonnesu

Esprimo la mia solidarietà come so fare; non mi ergo a giudice e né desidero puntare il dito poiché saranno le indagine a esprimere colpe e colpevole/i. Però voglio dire ciò che nessuno osa e ciò che penso spesso quando vedo l’abbandono e la non curanza del proprio e altrui suolo.

Incuria
Non mi sovviene nessuna parola
si son perse tra i roghi e
la cenere che il vento
ha sparpagliato come lacrime
di una pioggia desiderata,
si son perse
nell’incuria dell’uomo
che lascia al caso
il destino della sua Terra.
Sono parole al vento
sono lacrime più arse
degli alberi
che cadono come guerrieri
mangiati dal fuoco.
Anche queste parole
saranno cenere
perchè il tempo demente
cancella l’orrore
e l’uomo ricade
e inciampa laddove
è caduto.
Non è sempre calamità
questa
che attraversa poderi e boschi
sotto un sole
che roventa anche l’ultima pietra
ed un vento che segue il suo corso.
E le lacrime scivolano via
come la memoria.
Ci si rialza
e si ricade
per mano o per incuria.
Ormai lo sappiamo!

*Immagine tratta da Cagliaripad

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