Scuola. I prof al PC battono gli studenti ‘smanettoni’ 5 a 1

di Sandra Zingaretti

Quando una giornalista non ha avuto esperienza diretta di tre anni di DAD e DID, fa lo scivolone di scrivere un articolo su una lodevole iniziativa in Etiopia trasformandolo in un’occasione per dare addosso (di nuovo) al “professore di mezza età, talvolta inetto digitale” che pretende di insegnare “a un pischello smanettone”.
Ecco, se conoscesse davvero l’argomento di cui parla saprebbe che (purtroppo) al PC professori battono studenti 5 a 1.
Sottolineo PC, non Smartphone.

All’inizio della DAD, circa 6 studenti su 10 hanno avuto problemi ad accedere alla piattaforma nonostante link e codici inviati via email istituzionale o via WhatsApp; molti non hanno saputo riconsegnare un elaborato assegnato su Drive; alcuni non hanno saputo inviare un’email o allegarvi un file dopo averlo salvato, perché non sapevano “ritrovarlo” nel PC; troppi hanno riconsegnato i lavori assegnati sulla piattaforma inviando su Wa foto storte e sfocate (a volte illeggibili) di quaderni scritti a mano, dello schermo del PC o screenshot del telefono perché “al computer Pressore’ non so scrivere”.
È un gap digitale dovuto al fatto che a scuola tutti i docenti sono obbligati da anni a usare il registro elettronico, utilizzano la lavagna multimediale interattiva o la digital board, condividono documenti da modificare su Drive, allegano materiali di vario genere su diverse piattaforme digitali, preparano lezioni multimediali e assolvono tutti gli adempimenti burocratici al PC. Molti docenti poi usano WeSchool o Classroom da tempo.
Gli altri invece, nonostante l’elevata età media o l’inesperienza, hanno imparato in pochi giorni a muoversi su piattaforme mai usate in vita loro per poter fare la didattica a distanza anche se non era obbligatoria.
Però la vulgata (ha fatto rumore  l’articolo pubblicato ieri da un noto quotidiano), vuole che gli imbranati al PC siano i prof. Questo perché «si scambia lo smanettare con una effettiva competenza digitale (…) In realtà i ragazzi non escono mai dai limiti della propria infonicchia: i contenuti che condividono, le operazioni che compiono (leggere un messaggio, aprire un video, ecc.) restano all’interno di questo spazio.
L’esperienza didattica dimostra che questi apparenti ‘smanettoni’ sono a volte in difficoltà nel compiere azioni elementari, se non partono dal proprio social (…) L’abilità tecnologica e digitale dei giovani resta per lo più confinata nell’ambito delle competenze operazionali (…) laddove la competenza digitale ‘content related’, relativa cioè all’analisi dei contenuti veicolati dai media, è maggiore negli adulti che nei giovani: si sta parlando, per capirci, (anche) della capacità di interpretare criticamente un post, individuandone le distorsioni» (dal libro di un collega).

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