Scuola: il 30 maggio sarà uno sciopero storico che non si vede da sette anni?

di Salvatore Salerno

IL 30 MAGGIO UNO SCIOPERO STORICO DELLA SCUOLA CHE NON SI VEDE DA SETTE ANNI?
Decreto Legge n.36, chiusura contratto 2019/21, per quello che sarà sulle risorse già disponibili a dicembre 2021, perdita netta su inflazione da colmare nell’indennità di vacanza contrattuale e apertura del nuovo CCNL 2022/24, vanno insieme.

Se si sciopera il 30 maggio si può invertire la tendenza.
Senza troppe illusioni, si fermerà forse la conversione in legge del decreto in Parlamento, si stralcia la parte che riguarda la scuola, si modifica con gli emendamenti, si può anche perdere su tutta la linea con il governo che chiede e ottiene la fiducia. Chissà.
Senza protesta è sicuro che si perde e non si perde soltanto sul decreto. Come si farà a trattare con l’Aran il contratto scaduto, quale forza avranno dietro i rappresentanti sindacali ai quali non riesce da sette anni uno sciopero proclamato?
Questa volta i benefici dello sciopero saranno direttamente proporzionali alla percentuale di docenti e ata che sciopereranno.
Non è come il 5 maggio 2015 quando ha scioperato l’80% ma c’era il governo Renzi considerato amico dei sindacati più rappresentativi o, meglio, dai loro dirigenti nazionali, quindi risultati modesti, la mancata chiamata diretta e qualcosina sulle assegnazioni per gli ambiti. Il resto è andato avanti fino ad oggi e si completa con questo Ministro che non ha nulla da perdere.
Non è il voto del 2018 che anche il voto della scuola premiò una forza politica che sulla scuola sembrava contrastiva per poi proporre un Ministro renziano (Salvatore Giuliano antesignano dei banchi a rotelle) che si è accontentato di fare il sottosegretario di un Ministro leghista, poi Fioramonti e infine l’Azzolina che ha proseguito nella 107 renziana della buona scuola e chiamato a collaborare per farlo meglio l’attuale Ministro Bianchi e il Max Bruschi di gelminiana memoria.
Non sono più tempi di una categoria di docenti e ata che negli scorsi decenni ha provato a difendersi talvolta vincendo come per il “concorsone” di Luigi Berlinguer travolto dalla protesta di allora e riproposto da Bianchi. Una categoria che aveva, almeno fino al 2019, uno stipendio e garanzie seppure scarse ma in progressione, anche se lenta. Oggi prevale la sfiducia, l’ignavia e la rassegnazione, soprattutto fra i nuovi immessi in ruolo negli ultimi vent’anni e nei precari di lungo corso.
I grandi e piccoli sindacati sono tutti nelle condizioni di dover riguadagnare una credibilità che si è ridotta per colpe ugualmente distribuite fra i loro gruppi dirigenti e iscritti passivi che pure restano o addirittura aumentano nelle loro file, si continuano a votare le RSU che di rappresentanza sindacale unitaria nei posti di lavoro ormai hanno poco o nulla fino a confondersi e colludere con dirigenti scolastici e cerchio magico degli staff.
Malgrado tutto questo lo sciopero resta l’unico strumento che i lavoratori dipendenti hanno a disposizione per protestare, poi semmai c’è sempre da dare continuità e coerenza con altre eventuali forme di protesta, soprattutto non spegnerlo dal giorno dopo con accordi al ribasso, non abbassare la testa nei tavoli ministeriali tradendo il mandato ricevuto da chi ha scioperato.
Stupisce come, proprio dalla scuola e dagli insegnanti, venga il messaggio devastante dello sciopero che non serve a niente e via a sciorinare tutte le altre cose che invece si devono fare per non far nulla nei fatti.
Non far nulla perché alla fine questo è il risultato di questa predicazione. Chi non sciopera oggi trova mille giustificazioni, la trattenuta di 50/70 euro in media sta in testa alla classifica. Non si sciopera per non perdere quei soldi anche se in gioco ci sono migliaia di euro annue in più. Quelli che non scioperano, non solo saranno presenti a scuola il 30 maggio, ma devono pure intervenire nei social, giustificarsi, incoraggiare gli altri a far loro compagnia, complici consapevoli o inconsapevoli di un Ministro che conta su di loro e li sta contando.
C’è stata su larga scala una rinuncia agli incarichi aggiuntivi? Ci sono stati blocchi degli scrutini? Si sono strappate le tessere sindacali? Non si è aperta la scuola in estate in apparenza l’anno scorso sprecando centinaia di milioni di euro con progetti chiusi autunno perchè le feste estive non sono scuola? Si è fatta forse una rivoluzione di docenti e personale amministrativo che nessuno ha visto o, piuttosto, non si è proseguito con ogni forma di lamentela, sfoghi individuali, proposte impraticabili o illegali, promesse e minacce sul voto a questo o a quello. Nei social, solo nei social.
In ogni vertenza di lavoro che sia economica, di questi tempi troppo sottovalutata e troppi distrattori per questo aspetto che è il valore dello stipendio rapportato alla qualità e quantità del lavoro, o che sia normativa, fino a toccare l’immateriale che è dignità, considerazione sociale, libertà di insegnamento, c’è una parte e una controparte.
Sulla parte dei dipendenti non dovrebbe esserci dubbio, sono docenti e personale tecnico/amministrativo. E’ sulla controparte che non c’è chiarezza se si leggono i commenti nei social. Per la stragrande maggioranza quella controparte sono paradossalmente i sindacati, cioè si sciopera a favore o contro i sindacati.
Non si parla neppure al Governo o al Ministro di turno, non ci si rivolge a loro.
Non si parla ai partiti e movimenti, quelli almeno che sono in Parlamento e che decidono la sorte dei decreti e delle leggi, che decidono nella legge di bilancio le somme a disposizione del rinnovo dei contratti.
Non si parla nemmeno al proprio partito o movimento che risponde di quei deputati e senatori che votano nelle commissioni e in aula. Non si parla o addirittura non si partecipa all’assemblea sindacale che il proprio sindacato ha indetto per spiegare i motivi dello sciopero.
Ma ci rendiamo conto dove siamo arrivati per la maggioranza dei nostri cari colleghi?
Chi sciopera può sicuramente fare a meno di leggere queste note, ha capito, ci sta provando anche se intorno vede e sa che non sarà la maggioranza dei docenti a scioperare. Avranno sicuramente capito Ministro e Governo.
E allora, perché può essere sciopero storico? E’ presto detto, lo sarà se si considera che è solo un nuovo inizio dopo i fallimenti di tutti gli scioperi dopo quello del 5 maggio 2015, del 2% dello sciopero di giugno 2021 e dopo il 6% di quello di dicembre.
Avrà altri e ben più estesi numeri, saranno trecentomila o cinquecentomila a scioperare? Sarà piena la piazza della manifestazione romana di Piazza SS.Apostoli?
L’importante sarà ripartire, nelle condizioni date sarà comunque un successo.

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