Scuola. Non è un contratto nuovo ma una cambiale scaduta

di Salvatore Salerno

Avviso per Governo, Politica e Sindacati.
NON E’ UN CONTRATTO NUOVO MA UNA CAMBIALE SCADUTA:
1) l’inflazione attuale non c’entra nulla con il contratto chiuso al 31 dicembre 2021 con le risorse sostanzialmente già disponibili allora. Non c’era il tasso di inflazione al 10% di oggi e la svalutazione reale degli stipendi nel potere di acquisto che è anche superiore. Si ottenevano mutui all’1% per acquisto casa per tutto il periodo 2018/2021, provate a chiederne uno oggi, guardate gli aumenti nei supermercati.

L’inflazione, le bollette e qualunque evento economico che è’ intervenuto dopo il 31 dicembre 2021 è fuori da questo contratto, riguarda tutti gli stipendi di tutte le categorie del pubblico e privato, nulla di specifico per la scuola;

2) allo stesso modo non c’entra nulla con la rivendicazione di fondo di docenti e ata sugli stipendi europei e l’adeguamento del trattamento economico con gli altri settori della pubblica amministrazione che richiedono uguale titolo di accesso cioè almeno la laurea;

3) non c’entra nulla con una piattaforma sindacale che deve essere messa a punto per il contratto triennale 2022/2024 che corrisponde al tempo che viviamo da calendario e che rimane tutta in piedi sui punti precedenti a partire dalla legge di stabilità che si chiude a dicembre e che deve contenere nuove risorse finanziarie consistenti da destinare a tutti i contratti 2022/2024. Il contratto che si firmerà oggi all’Aran 2019/2021 è una cambiale scaduta che solo adesso, malgrado tutti i Governi precedenti dal primo gennaio 2019 e quello attuale si sono decisi a pagare, è un contratto retroattivo che si chiude per consentire di riaprirne un altro dal giorno dopo.

In quest’altro contratto 2022/2024 dovrà rientrare la contrattazione sulla parte economica e normativa, tutto quello che docenti e ata rivendicano, purtroppo più nei social che nella lotta concreta che si esprime con lo sciopero e la partecipazione attiva nelle vicende politiche e sindacali.

Nessuna festa, lontani da ogni soddisfazione su quanto dovrebbe essere la retribuzione di un docente e personale amministrativo e guai a fermarsi considerando la firma di oggi un capitolo chiuso con la data di oggi, è soltanto chiuso fino al 31 dicembre 2021.

Siamo almeno arrivati ad essere in linea con tutti gli altri contratti triennali scaduti, come quello dei ministeriali, della Sanità, quello che si sta chiudendo per gli enti locali..., per tutti gli aumenti sono comparabili nella misura dei 100/125 euro lordi a testa, per la scuola sono ancora in bilico 300milioni e altri 100 che al netto aggiungeranno una decina di euro in più a quei 55/70 netti che saranno nell’adeguamento dello stipendio e negli arretrati a dicembre (arretrati che andranno in tassazione separata e quindi distinti dallo stipendio e tredicesima e su quest’ultima è in discussione per tutti la detassazione totale dei dipendenti pubblici e privati).

Il Ministro ha dimostrato pragmatismo che è sempre meglio dell’affettuosità vaga del Bianchi parolaio, la leader del Governo si vanta di “risorse importanti” che avrebbero investito nella scuola per questo contratto.

Si tratterebbe di 100 milioni in più, rispetto ai Governi precedenti che sono briciole che cadrebbero su altrettante briciole che tuttavia risalgono a un contratto scaduto da 46 mesi.

E’ evidente che tutte le rivendicazioni, tutte, comprese quelle che oltre al denaro danno dignità alla professione secondo le prerogative costituzionali, come la libertà di insegnamento, la considerazione sociale, più organico di fatto, precariato, classi pollaio, edifici, meno burocrazia, disparità territoriali e chi più ne ha più ne metta, restano sempre lì.

Non si pensi di governare con la carota (che poi è solo una carotina) e il bastone che c’è da aspettarsi sulla stessa linea dei Bianchi, Azzolina, Bussetti, Fedeli, Giannini e via retrocedendo probabilmente anche con questo Ministro, si risolva la grande questione della scuola pubblica italiana che molti non vorrebbero più “pubblica” e con pari offerta nel territorio nazionale evitando ogni regionalizzazione del nord.

E’ altrettanto evidente che su tutto questo i Sindacati possono proseguire con l’adesione alle iniziative di mobilitazione e sciopero, non si ottiene di più avendo scioperato solo per il 17% di una categoria nel maggio scorso.
Per la precisione.

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