Scuola: quando il disagio precipita sul disagio

DI GRAZIELLA DE CHIARA

 

Come volevasi dimostrare la classe docente ora si aggiudica il premio di “fancazzari”, termine  infelice, in voga da un po’ nel campo politico con norme e normine pur di declassarci.

Un anno che ha segnato non poco la nostra categoria presa di mira sempre più da chi invece dovrebbe sostenerci.

La scuola e i docenti in primis non si sono risparmiati affatto, non siamo abituati al guadagno facile e non lo abbiamo fatto neanche in tempi COVID19.

Ma c’è un premio a quanto pare da parte dello stato, dell’Inps in merito alla malattia del docente in questo periodo con specifica dettagliata di come e in che modo contrai il virus.

Ebbene se lo contrai a scuola lo stato ti paga la degenza a casa, viceversa no e bla bla bla…

Bene,  vorrei capire come si fa, viste lei miriadi di asintomatici che magari abbiamo nelle classi, come si fa a fare questa distinzione!

La gente che non svolge questo lavoro e si è vista senza il proprio, ha fatto talmente tante polemiche sui vari social da far giungere a questa conclusione anche i nostri governanti.

Molte di queste persone però sono anche fra quelli privati che non pagano tasse o evadono da esse, perché non statali, dove tutto ti viene tolto direttamente in busta paga.

Noi che paghiamo pure l’aria, non possiamo ammalarci a quanto pare e bisogna stare attenti a come ci si ammala, perché  questo fa una bella differenza.

Mi vergogno di appartenere a questo popolo dove vige sempre più il detto ” mors tua, vita mea”; sono disgustata da taluni soggetti: i veri fancazzari  forse, sono loro!

Gente che ha talmente tanta tristezza in cuore per le loro sventure che va in giro a «sputtanare» chi non merita rendendoli ancora più poveri.

La differenza sta nel fatto che noi statali però  non arrotondiamo col RDC, mentre i criticatori seriali che hanno dovuto fermare la loro attività hanno percepito il reddito lamentandosi! ( Reddito pagato da chi? Fatevele due domande).

Magari sotto sotto hanno continuato anche a lavorare.
E allora mi domando preoccupatissima, perché sono sicura che è così, ma in che mani  siamo?

Siamo in mano a «fantocci» che per emanare leggi o decreti prendono in giro qua e là e spunti da gente che non è mai stata nella scuola e che non sa che il lavoro attuale di un docente è immane!

Partiamo dall’uso di ogni mezzo di comunicazione, dal sapersi districare in piattaforme o cose varie, dall’avere contatti con famiglie, associazioni, enti pubblici e tant’altro.

Al lavoro in presenza o a distanza in questo periodo che si è triplicato e nonostante il contratto scaduto da tempo, non ci siamo sottratti mai!

Lezioni virtuali, compiti da inviare e da ricevere, correzioni e attenzione a quelli più fragili che non sanno fare e chiedono aiuto, quindi ti presti per un’altra videolezione.

Monitoraggio e report da inviare alla segreteria scolastica che a sua volta invierà al MIUR;
programmazioni settimanali, annuali, vista che si perde  restando attaccate ad uno schermo per ore, per non parlare dello stress mentale.

Condivisione del lavoro con colleghi, riunioni a distanza da casa, perché ora è meglio non assembrarci, noi docenti di istituti comprensivi che siamo in tanti… però poi ci sono genitori che mandano i figli in palestre affollate e senza le adeguate protezioni, roba da pazzi.

Beh mi sono stancata pure di scrivere che il tempo è divenuto ancora più prezioso!

Ed ora fate una cosa, odiateci ancor di più, sarà la nostra forza.

Queste tabelle sono irritanti oltre che vergognose.

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