Scuola. Scioperare il 30 maggio è un obbligo (seconda parte)

di Salvatore Salerno

SCUOLA. SCIOPERARE IL 30 MAGGIO E’ UN OBBLIGO. I MOTIVI PRINCIPALI NELLE PIATTAFORME SINDACALI. COME COMPORTARSI DA OGGI PER INCREMENTARE LE ADESIONI.
(seconda parte)
E’ evidente che lo sciopero generale della scuola del 30 maggio 2022 non sarà come quello del 5 maggio 2015 contro la buona scuola di Renzi ma ci sono tutti i presupposti affinché riesca con il convincimento di docenti e personale tecnico/amministrativo in misura molto maggiore dei tanti scioperi proclamati e falliti in questi lunghi sette anni di demolizione della scuola pubblica italiana.

Dopo la presentazione del decreto legge n.36 nel consiglio dei Ministri e la successiva trasmissione al Parlamento per la conversione in legge del Ministro Patrizio Bianchi, decreto mai discusso con nessuno, le sue provocazioni quotidiane per tentare di depotenziare l’indignazione rispetto a questa enorme forzatura unilaterale che sopprime la libertà di insegnamento costituzionale. 
Con lo sciopero già proclamato, si aggiunge l’atto di indirizzo sul contratto 2019/2021 dopo quaranta mesi dalla sua scadenza e stipendi fermi dal 2009. Sta salendo la lenta protesta, sta maturando un sentimento di orgoglio e presa di coscienza che può sfociare in buoni risultati nella giornata di sciopero.
Non sarà oltre l’80% del 2015 ma sarebbe un ottimo risultato una percentuale che si avvicinasse al 50%. Non c’è da farsi illusioni da quello che già si sente nell’aria, il ritardo nella convocazione di assemblee, la diffusa passività delle RSU appena elette nelle liste dei sindacati che hanno proclamato la giornata di sciopero e manifestazione a Roma, l’abitudine degli stessi sindacalisti territoriali a fare del loro lavoro e della loro presenza nelle Province e nei Comuni un fatto di routine pur richiedendo la situazione attuale un impegno straordinario.
La categoria di chi a scuola ci lavora, colpita nella sua dignità professionale che si somma a un ultimo decennio di umiliazioni sul piano economico e sociale, comincia seriamente ad interrogarsi sul suo destino, almeno una parte importante della stessa.
Non è bastato finora indicare la categoria dei docenti come impreparati diffondendo responsabilità inesistenti urbi et orbi, in particolare verso famiglie e genitori o giustificando le diseguaglianze economiche e sociali dei territori con il richiamo sempre e soltanto alla sola scuola che da sola risolverebbe tutto e su ogni argomento del giorno.
Si vorrebbe anche costruire un disegno di coinvolgimento degli stessi studenti verso i loro professori ipotizzando una valutazione da parte loro che non esiste in realtà ma si suppone e si incentiva attraverso sondaggi farlocchi, la strumentalizzazione di questi ragazzi da parte dello stesso Ministro.
Ogni ragazzo delle superiori arriva oggi all’Università senza certezze del suo futuro con la consapevolezza di rischiare di vivere peggio dei suoi genitori, di trovarsi senza lavoro o con uno precario, non pensa affatto che la colpa sia o sia stata del loro insegnante.
Si oltrepassa ogni limite impunemente con l’obiettivo di dare meno risorse alla scuola pubblica, di trasformare un’Istituzione della Repubblica costituzionale in un mero servizio dipendente dai padroni dell’economia.
C’è già in atto un disegno ancora più fallace di divisione fra scuole di serie A e serie B, di separazione e presa d’atto di un divario fra Regioni e territori con l’abbandono al loro destino di milioni di di bambini, ragazzi e famiglie per concentrare gli investimenti dove è più forte il potere e la ricchezza economica, un disegno per emarginare gli ultimi con la regionalizzazione, la scusa della denatalità per la quale non si fa niente per invertire la tendenza.
Si cominci a vedere dove andranno realmente i soldi del next generation EU in Italia a proposito di asili nido e tempo pieno, dove si orientano gli aiuti economici del bilancio dello Stato, per esempio i bonus auto assorbiti interamente dai produttori con l’aumento dei listini e le rateizzazioni per un ulteriore profitto finanziario degli interessi passivi.
Uguali risorse, già disponibili a dicembre scorso per il contratto con l’ultima legge di stabilità, si vogliono ancora erodere con la premialità diseguale e perfino la carta docente fino alla riduzione ulteriore dell’organico.
Dalle stesse risorse si attinge per la creazione di una scuola di alta formazione di Stato e dunque mirata ed orientata al pensiero unico espresso da fondazione Agnelli/Elkann, treelle, Ocse Pisa, Invalsi, Indire che da organo ministeriale all’innovazione si raddoppia in quella scuola. Tutte ricette fallite che ci hanno portato a piccoli passi a questo punto fino all’affondo finale.
A questa invenzione della scuola di alta formazione da Minculpop, perchè sotto il diretto controllo del Ministero istruzione su quale formazione si intende imporre, si mette insieme il piano di reclutamento oneroso e a ostacoli per le immissioni in ruolo, lo sviluppo inquietante di destinazione di miliardi di euro del PNRR europeo alla cosiddetta digitalizzazione, che in Italia rischia di essere un altro modo per risparmiare sul personale della scuola ed allargare il divario sociale, la formazione a raffica con relativa raccolta punti. Il valore di quei punti sarà lo stesso della pentola in omaggio dei supermercati ma l’importante è dividere.
Sindacalisti del territorio promotori dello sciopero e le RSU sono chiamati a lavorare ancora per la riuscita dello sciopero. I vertici nazionali incontrino tutti i Partiti, movimenti e gruppi parlamentari. Non la solita audizione dei 5 minuti, li mettano davanti alle loro responsabilità sul DL 36 e il contratto, inchiodino i parlamentari delle commissioni sapendo bene che non c’è da fidarsi troppo di loro e che si allineneranno al governo se non sentono numeri significativi di partecipanti allo sciopero, ci facciano sapere.
Restano solo 10 giorni.
Crediamo che gli stessi gruppi dirigenti dei maggiori sindacati abbiano a cuore la necessità di un riscatto, di una debolezza dell’idea stessa di Sindacato, che siano stanchi di essere presi in giro da un Ministro che ha firmato con loro patti per la scuola la mattina per smentirli nel pomeriggio in consiglio dei ministri. Si rendano conto che occorre riguadagnare la fiducia dei loro iscritti e una credibilità fortemente compromessa nella rappresentatività che non ha alternative se non il Sindacato con la esse maiuscola.
Come si fa a scioperare? Dovrebbe essere arrivato l’avviso in tutte le scuole e i dirigenti scolastici avrebbero dovuto predisporre il modulo individuale o collettivo per dichiarare di aderire, non aderire o prendere tempo per decidere.
Brutta e stupida novità questa del modulo (in realtà pensato per depotenziare anche questo strumento di protesta), quella di dover dichiarare lo sciopero in anticipo, ma c’è la possibilità legale di decidere fino allo stesso giorno dello sciopero non presentandosi a scuola e a quel punto comunicando il motivo dell’assenza che è adesione allo sciopero.
Quello che abbiamo scritto nel precedente articolo e in questo non è indirizzato a chi ha già deciso di non scioperare adducendo la miriade di scuse delle quali abbiamo già parlato, costoro sono quelli sui quali conta il Ministro e il Governo per fare quello che vuole anche di loro, purtroppo avranno anche gli eventuali benefici conquistati da chi lotta e alza la testa. Continuino a scrivere quello che vogliono, a lamentarsi inutilmente su Facebook o giustificarsi con i colleghi che invece capiscono quello che sta succedendo e che scioperano.
Questa è la volta decisiva e sui risultati dello sciopero dovremo parlarne dopo il 30 maggio.

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