Sentenza sullo stupro di gruppo, la Corte europea condanna l’Italia: violati i diritti della vittima

di Laura Bottici

STUPRO? TE LA SEI CERCATA
L’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) perché nel corso di un processo per stupro, in Corte d’Appello, sono stati violati i diritti della vittima, una ragazza di 22 anni.
Cosa è accaduto?

Il reato era stato compiuto alla Fortezza da Basso di Firenze nel 2008. Nel 2015 la Corte di Appello aveva ribaltato la sentenza di primo grado e assolto i 6 ragazzi che in precedenza erano stati condannati per violenza sessuale di gruppo.
Ed è allora che si è compiuta una seconda violenza verso la ragazza, stavolta ad opera dei giudici: nella motivazione della sentenza, avevano dubitato della credibilità della vittima. In poche parole, la ragazza era una che prima se l’è cercata e poi pentita ha denunciato.
 Possibile che ancora oggi devono esserci pregiudizi di questo tipo verso le donne vittime di violenza?
Una donna vittima di stupro non può essere colpevolizzata durante il processo. Non è possibile indagare morbosamente sulle sue abitudini e comportamenti sessuali, rendendola vittima due volte. La prima della violenza, e la seconda del pregiudizio che da decenni esiste nella società italiana e che speravamo di esserci lasciati alle spalle, ovvero: “se l’è andata a cercare!”
 Secondo la Corte europea, la sentenza della Corte d’Appello italiana è scritta con ‘un linguaggio e argomenti che ricalcano i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana’.
Per questo, alla vittima spetta un risarcimento per danni morali.

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