Serafino de Tivoli, "L' Arno alle cascine" ⋆ lo scrigno di pandora

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Di famiglia benestante, il livornese Serafino de Tivoli figura tra i frequentatori del noto Caffè Michelagiolo, celebre all’epoca per le riunioni tra artisti.

Il temperamento originale e tendenzialmente innovatore lo portano a rielaborare anche la consueta pittura paesista.
In particolare, egli si concentra sulle varianti esecutive en plein air, tanto che nel 1854 contribuirà alla fondazione della Scuola di Staggia, che elegge come principio ispiratore l’osservazione della natura dal vero.

Nel 1855, in seguito alla visita all’Esposizione Universale di Parigi, egli trae alcuni importanti studi di cui parlerà al Caffè Michelangiolo, e saranno proprio questi ragionamenti a determinare la nascita del movimento dei Macchiaioli.

Un nuovo, innovativo sistema di analizzare le cose, anche per quanto riguarda luce e luminosità; assimila le esperienze francesi, non mancando di conciliare la conoscenza della pittura di Barbizon con le indagini sul paesaggio riconducibili all’ambito toscano.

Le nuove tecniche incentrate sull’uso piuttosto importante del chiaroscuro, sottolineano le raffigurazioni come legandole ad un effetto dal vero mitigato dall’effetto di un ipotetico specchio annerito.

Tali discussioni artistiche gli valgono il conferimento dell’appellativo di papà della macchia, con una caratteristica aderenza a quanto visibile realmente rispetto alle suggestioni romantiche, queste ultime presumibilmente superate.

Una esperienza nella Toscana del tempo, nel 2014 ricordata con una mostra, a New York. Indicativa della cultura dell’epoca, dedicata alla comprensione di un periodo troppo spesso trascurato, al contrario fondamentale per l’assimilazione dell’arte italiana.

I nemici dell’Accademia, Impressionisti ante litteram, la cui ispirazione si rifà ai quadri appesi in casa dei nonni, inizialmente percepiti con sospetto, oggi acclamati a furor di popolo…