Sere d’estate, violenze “giustificate”

DI ANNA LISA MINUTILLO

Ci sono sere in cui ci si sente infallibili, accade quando sei poco più che adolescente.
Accade anche che, dopo mesi trascorsi chiusi in casa a causa della pandemia, a quell’età, quella in cui si ha fame di vita, quella vita stessa venga messa a rischio.
Sei finalmente tra «amici», è estate, vuoi sentirti libera e magari anche sicura di te.

Dimentichi di essere giovane, troppo giovane per metterti a pensare a cosa ti può accadere se perdi il controllo.
Non ci stai a scansare quel bicchiere in più, non vuoi passare sempre per la morigerata del gruppo, per quella che non osa mai.
Così, bevono tutti, lo fai anche tu.
Magari passando anche da una bevanda alcolica all’altra.

La luna puoi toccarla con un dito, ridi ma ti gira la testa, i suoni, le voci, diventano un’accozzaglia di rumori indefiniti.
Sei ubriaca, e vivi quel misto di timore ma anche di sciocca euforia interiore, dovuta allo stordimento che non ti fa più avere contezza di te, ed all’effimera «soddisfazione»di aver superato quello scoglio, che ti rende uguale agli altri, per una volta.

Non la ingaggi neanche la «lotta»tra le raccomandazioni ricevute, e quello sballo strano che non ti fa capire nulla.
Sei tra «amici», dopo tutto, cosa potrà mai accaderti di male?
Invece è un attimo, intanto che tu non capisci, l’altro capisce bene, sa che non deve lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione e diventi preda, boccone goloso ed indifeso da fare sua, intanto che il mondo non ha tempo di osservare e non ci sarà nessuno a poterti salvare.

L’ennesima violenza, in cui« te la sei cercata», eri ubriaca fradicia e questo invece di costituire un’aggravante per chi, forse proprio per questa ragione, avrebbe dovuto evitare, diventa una sorta di scusante, perché : non dovevi eccedere con il bere, non dovevi fidarti, non dovevi…

È vero, non avresti dovuto lasciarti trascinare, non avresti dovuto solo per dimostrare non si sa bene a chi e neanche a cosa, metterti in una condizione non gestibile.
Ma questo è semplice dirlo con la maturità, con l’esperienza, con il senno di poi.

Diciamo che quando si è giovani a tutto ciò non si dà molto peso.
Diciamo che quando si sta tutti insieme è complicato a quell’età, non fare ciò che fanno tutti.
Diciamo che giudicare con solerzia gli accaduti altrui, dopo che sono accaduti e fare poco o niente per prevenirli, pare essere diventato lo sport nazionale.

Ma aggiungiamo anche che, fino a quando i commenti, i giudizi più inquinanti, arrivano dalle donne, nei riguardi di altre donne, il tutto assume connotati davvero preoccuparti.
Come se non si fosse state adolescenti, come se non ci fossero mai state inquietudini e voglia di emulazione, come se quel passato non lo avessero mai vissuto.

Tempi differenti? Forse, perché anche allora c’era chi di rispettare le donne non ne voleva sentir parlare.
Libertà minore? Forse, perché anche allora c’era chi trovava comunque il modo di ritagliarsi spazi non concessi.
Valori più rispettati? Forse, ma anche allora c’era chi, incinta, si sposava di notte, con quattro parenti al seguito perché nessuno doveva sapere che quel figlio nel grembo era frutto di una scappatella…

Insomma, il mondo che è stato è, e davvero pretendere rispetto, considerazione, attenzione, da chi, rendiamo un «giustificato» eroe, quando dovrebbe essere condannato questo pensiero prima di essere pensato, diventa davvero troppo.
I giovani vanno seguiti, presi per mano, accompagnati.

Hanno bisogno di dialogo e certezze, conferme nei comportamenti degli adulti, mentre l’indegno spettacolo a cui, quotidianamente li esponiamo, non regala certo il giusto insegnamento.
Qualche giudizio in meno e qualche attenzione in più, qualche abbraccio in più e qualche distrazione in meno, qualche parola in meno e qualche momento di confronto e ascolto in più.

Cose che non costano molto ma che molto potrebbero per evitarci di diventare a nostra volta carnefici di chi invece bisognerebbe difendere e non giudicare.
È un mondo strano, tutti hanno soluzioni dopo che le cose avvengono.
Tutti sono maestri di una vita che non sanno insegnare.

Tutti danno delusioni e pretendono aspettative realizzate e concetti compresi.
Tutti dimenticano quanto il mestiere di vivere sia complicato e quanto non termini mai il suo apprendimento.

Nessuno cerca la violenza, a volte si vuole solo vivere, senza dover costantemente preoccuparsi di doversi difendere dagli amici, quelli che si pregiano di definirsi tali, ma altro non sono che opportunisti avvoltoi che non devono neanche prendersi l’impegno di cacciare…

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Anna Lisa Minutillo
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Pubblicato da Anna Lisa Minutillo

Blogger da oltre nove anni. Appassionata di scrittura e fotografia. Ama trattare temi in cui mette al centro le tematiche sociali con uno sguardo maggiore verso l'universo femminile. Ha studiato psicologia ed ancora la studia, in quanto la ritiene un lungo viaggio che non ha fine.