Si rifiuta il lavoro non per ‘colpa’ del reddito di cittadinanza. Ma perché sottopagato e sempre più precario

di Michele Piras

Se i nostri ragazzi preferiscono il reddito di cittadinanza non è perché sono pigri o viziati, ma perché a loro si propongono condizioni di lavoro e di reddito inaccettabili.
E si tratta di una realtà ormai affermata da decenni.

Perché si pretende che lavorino per quattro soldi, perché a loro si propone ogni forma possibile di precarietà, perché si moltiplicano stage non retribuiti, abusi di ogni genere e pretese intollerabili.
Perché non si riconoscono loro né le competenze professionali né i percorsi formativi, né ciò che realmente valgono.
Perché in questo Paese il lavoro viene proposto come se fosse un favore che si fa al lavoratore, rovesciando nei fatti la realtà.
Ecco perché capita che rifiutino.
Ecco perché fuggono dal nostro Paese, ad esempio, o perché troppo spesso abbandonano gli studi.
Perché viviamo tutti in una colossale perdita di senso e c’è chi li accusa di chiedere quanto verranno pagati, come se si trattasse di una scortesia o di un crimine, mica di un loro diritto.
E per fortuna invece esiste una forma (sia pur sgangherata) di reddito universale.
Perché li protegge, parzialmente, dal ricatto.
E se (a un certo punto) diventa più conveniente non lavorare il problema non è delle giovani generazioni, ma del Mondo che hanno costruito coloro che li hanno preceduti e che ancora si attardano a impartire lezioni (non richieste e offensive) di moralità, invece di prendere atto del disastro sociale nel quale i ragazzi e le ragazze si trovano a vivere.
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