Sino a quando si sentirà ancora dire ‘se la sono andate a cercare’?

DI MICHELE PIRAS

Ciò che è davvero squallido e insopportabile è questa infaticabile ricerca dell’attenuante, della corresponsabilità delle donne, la ricerca del concorso di colpa, come una sorta di rito di autoassoluzione collettiva.
Quel “se la sono andata a cercare”, che ricompare in ogni variante possibile e immaginabile.
Nelle battute da bar, negli editoriali dei quotidiani, nei commenti sui social.

Una volta è il luogo che frequentava la vittima, l’altra volta è il suo vestiario, la scollatura, la minigonna, il tacco dodici, poi la droga, l’alcol, il fatto che si trovasse in giro a quell’ora, magari (addirittura) da sola.
Come si è permessa di uscire senza il guardiano, di allontanarsi dal padre e dal marito, di cercare divertimento o persino autonomia.
Si tratta di misoginia.
Ma anche dell’ignoranza di chi ritiene che il maschio sia incurabile da questo tumore.
Sostenere che (in fondo) è la “natura dell’uomo” è una sentenza che nega ogni possibile cambiamento.
È reazione.
È la negazione dell’effetto che potrebbe produrre una differente educazione sentimentale, una cultura differente.
È la tesi fondamentale che sorregge un intero sistema centrato sulla sostanziale marginalizzazione delle donne.
Una cultura ancestrale fatta di sguardi, ammiccamenti, licenze, battute, sorrisini, giudizi, stereotipi e pregiudizi.
E in fondo l’odio nei confronti delle donne non è altro che uno dei tanti elementi imprescindibili dell’egemonia culturale di chi vuole conservare la società nella quale viviamo così com’è: terribile, grigia, monosessuata, dominata.
Ecco perché ci sono tante battaglie radicali che dobbiamo ancora combattere.

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità