DI ANTONIO MARTONE
Il mio bisogno di solitudine è una delle parti più enigmatiche di me. Potrei descrivermi, forse in modo un po’ metaforico, come uno sciamano. Lo sciamano, nella cultura arcaica, è colui che si isola dal mondo per viaggiare nel regno degli spiriti, per combattere i suoi demoni interiori e poi tornare alla comunità con nuove consapevolezze.
Anch’io sento spesso questa esigenza di ritirarmi, non per allontanarmi dagli altri, ma per ritrovare me stesso. Nei miei momenti di solitudine, combatto contro i fantasmi che mi abitano e, per quanto ami la compagnia dei miei amici, questi momenti di recupero sono necessari.
Si tratta di una lotta silenziosa, quasi invisibile ma che richiede uno spazio interiore dove poter riconquistare l’equilibrio.
In termini filosofici, sento che questo bisogno di ritirarmi per poi ritrovare la relazione con l’altro si avvicina al pensiero di Heidegger, in cui l’essere umano, per comprendere il proprio “esserci”, deve prima fare i conti con la propria “gettatezza” nel mondo.
Solo riconoscendo la propria solitudine esistenziale possiamo poi avvicinarci all’altro in modo autentico. È come se la relazione vera e profonda potesse nascere solo dopo aver affrontato il nostro deserto interiore.
Immagine tratta da Pixabay
- Il dolore che mi porto dentro - 5 Dicembre 2024
- Suggerire - 5 Dicembre 2024
- Spighe - 5 Dicembre 2024