Stati Generali della Natalità: ‘Senza figli l’Italia è destinata a scomparire’

di Chiara Farigu

Natalità: è unanime il grido d’allarme che giunge da Papa Francesco e dal presidente Draghi dall’Auditorium della Conciliazione di Roma in occasione degli Stati Generali dedicati appunto alla crisi demografica in Italia.

Un declino inarrestabile.

Solo 10 anni fa per ogni 100 residenti morti i neonati erano 96. Oggi se ne contano a malapena 67.
Si tratta ‘del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918’, recita il report dell’Istat sugli indicatori demografici nel 2020.

Un trend negativo che è stato accentuato ancor più dagli effetti dell’epidemia Covid-19. Il nuovo record di poche nascite (404 mila, dati Istat 2020) e l’elevato numero di decessi (746 mila), il più alto mai registrato in Italia dal secondo dopoguerra (attualmente sono 124mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese.

Calano le nascite e di conseguenza calano i residenti, al primo gennaio del 2020 si contano 60 milioni 317mila italiani: 116mila in meno su base annua.

Non solo.

Stiamo diventando un Paese di vecchi e per vecchi.

Le cause? Più o meno le stesse che ci portiamo appresso da oltre un decennio: una crisi dura a morire e politiche insufficienti a favore dei giovani i quali, sempre più spesso, mettono in valigia sogni e aspettative e oltrepassano i confini in cerca di nuove e più redditizie opportunità lavorative.

Difficile metter su famiglia in assenza di lavoro o con lavori precari e sottopagati. Ancora più difficile poi per le donne riuscire a conciliare lavoro e famiglia. Pochi e insufficienti gli investimenti sulle famiglie, quasi inesistente la flessibilità sul lavoro.

E questo per molte di loro comporta dover scegliere tra un figlio o il lavoro. Una scelta sofferta. Che porta a rimandare il desiderio di maternità, è di 32,1 anni l’età media della prima gravidanza, e a contenere il numero dei figli, sempre più spesso unico.

Le conseguenze, come confermano periodicamente gli istituti di statistica, è l’inevitabile fenomeno delle ‘culle vuote’. Vuote di speranze, vuote di ricambio generazionale, vuote di linfa vitale: ‘Senza figli l’Italia è destinata a scomparire’ ha ribadito Il Presidente del Consiglio.

‘Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte’, queste le parole di Papa Francesco, da sempre fautore della natalità e del sostegno alle donne affinché possano decidere in tutta tranquillità e con l’assistenza necessaria di mettere al mondo i figli. Le prime, doveroso ricordarlo, a perdere il lavoro, quando ce l’hanno, in periodi di crisi, oltre il 70% nell’anno covid, sono loro, le donne. Così come ad essere sottopagate, a parità di orario e mansioni, rispetto ai loro colleghi uomini.

Occorre investire sulle famiglie, è stato ribadito più volte al forum de Gli Stati Generali. Un primo passo arriva con l’assegno unico che dal prossimo anno verrà esteso a tutti, ha annunciato Draghi. Una ‘misura epocale’, così l’ha definita, che ci sarà anche negli anni a venire, ‘su cui non ci si ripensa l’anno dopo’.

Un primo passo certo. Ma ancora insufficiente per invogliare a far figli senza una prospettiva futura che garantisca lavoro stabile e ben retribuito e un welfare familiare adeguato.

La strada da fare è ancora molto lunga per lasciarsi alle spalle ‘l’inverno grigio e freddo’.

Invertire la rotta non solo si può ma si deve.

Ma senza una politica lungimirante e investimenti seri ancora una volta, ahimè, incontri a tema come quest’ultimo resteranno solo buoni proponimenti e nulla più.

*Immagine pixabay

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche