‘Stato di famiglia’, di Alessandro Zannoni è il racconto di più dolori tutti veri e intensi

di Vincenzo Soddu

Descrivere il male, nella sua opacità incorrotta, è uno degli esercizi più difficili per uno scrittore che voglia definirsi tale. Per raggiungere lo scopo, Alessandro Zannoni, romanziere e sceneggiatore scoperto dal grande Luigi Bernardi, racconta di un dolore, anzi di più dolori, tutti veri, intensi, talmente forti, grigi e angosciosi che generano inevitabilmente un male. Ma un male comprensibile, umano, che nasce dalle fragilità di ogni personaggio, che possiamo essere di volta in volta anche noi.
Una giovane madre ignorata nel suo profondo stato di depressione dal marito, le conseguenze di una separazione tutt’altro che consensuale, il demone del gioco, la dipendenza dai social, dall’alcol, dalla droga, un incorruttibile capitano dei carabinieri ossessivamente geloso della moglie bella e disinvolta, la trappola del matrimonio… chi non è mai stato inspiegabilmente così depresso e aggressivo? Chi non ha mai vissuto situazioni così fragili e incerte, non prendendo mai una decisione definitiva? L’autore invece affronta il problema, e procede, coerentemente, sino all’ineluttabile finale. Drammatico, ma reale, vero, senza sconti.

E’ questo il segreto della riuscita di questa raccolta di racconti, voluta fortemente dalla casa editrice Arkadia e in particolare dai curatori della collana Sidekar, e premiata con il premio Giallo Garda. La volontà di trasmettere, in ognuno di noi, uno spaccato affettivo ed emotivo che coinvolge da subito il lettore… siano madri o mogli tradite, mariti violenti o mariti e figli egoisti e viziati.
Uno stato di famiglia che fa immediatamente pensare a certe sceneggiature degli anni Sessanta di Maccari e Scarpelli, intrise di un cinismo che altro non era che polvere tenuta sotto il tappeto di un perbenismo cattolico imposto dalla fine di una guerra.
Ragazzi troppo abituati al lusso, alla vita notturna, agli abiti alla moda di un mondo che divora soprattutto chi è più vulnerabile.

Lo stile di Zannoni è lucido, diretto, attento ai particolari. La scrittura rigorosa, quasi scandita da un ritmo cinematografico, che si rinnova spontaneo in tutte le scene in cui il racconto è declinato.
Sette capitoli. Sette vizi capitali di una società violenta e immatura.

Con un’abile tecnica di montaggio a ritroso, presa in prestito dal racconto giallo cinematografico, lo scrittore che vive tra la Liguria e la Toscana ci racconta di un male così credibile perché realmente presente nella nostra vita, all’interno di ogni nostro singolo gesto quotidiano.
E fa centro.

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