Storia di vita e di morte

di Chiara Farigu

Avevo partorito da qualche ora il mio secondogenito. Il piccolo venne al mondo con 3 giri di cordone ombelicale attorno al collo. Sembrava un piccolo marziano, ricoperto com’era di una melma verdastra e con un orecchio piegato. Ci volle un bel po’ per sentirlo piangere e più di qualche “sculacciata” terapeutica sul suo sederino rugoso. Era evidente che non aveva vissuto il periodo pre-natale in un habitat naturale. Non poteva essere altrimenti.

Veniva alla luce dopo una gravidanza a rischio ed un lento ma inarrestabile cambiamento del mio fisico minuto: aumento ponderale smisurato, valori pressori sballati, proteinuria e albuminuria fuori controllo con conseguenti edemi in diverse parti del corpo. I sintomi premonitori della pre-eclampsia c’erano tutti. Ma la giovane età, appena 24 anni, ebbe la meglio su quei segnali che i medici ignorarono ma che esplosero violenti come una bomba dopo qualche ora dal parto inducendomi in un istantaneo stato di comma per 48 interminabili ore.

Le mie condizioni erano davvero preoccupanti tanto che in paese si sparse la voce della mia prematura dipartita. Ma i medici dell’Ospedale Civile di Cagliari seppero riscattarsi alla grande e, dopo gli errori precedenti, far fronte alle conseguenti complicanze.

L’eclampsia, conseguenza di una gestosi gravidica portata all’estremo, generalmente culmina con la morte della gestante e/o anche del nascituro, ma è ancora più insidiosa se si manifesta dopo il parto e su donne non primipare. Ed io c’ero dentro con tutte le scarpe. Allo scadere delle 48 ore, con grande sollievo dei medici e ancor di più di mio marito che non si era allontanato un solo istante dal mio capezzale, cominciò il mio ritorno alla vita. Lento, sofferente ma determinato.

Un risveglio, il mio, concomitante col grande boato sismico che fece tremare le terre del Friuli che causò la morte di oltre 1000 persone e tanta distruzione. A quei tempi, per avere notizie in tempo reale, occorreva sintonizzarsi sui programmi trasmessi via radio, mentre per il resoconto della tragedia bisognava aspettare i tg della rai. Le tv commerciali e le pay-tv non erano, all’epoca, neanche immaginabili così come internet e la connessione 24 ore su 24.

Quant’era stridente e doloroso assistere al contrasto tra la sofferenza, la distruzione e la morte che arrivava da fuori, seppur filtrata dalle notizie di parenti e visitatori, per chi, come me stazionava, per necessità, in un reparto ginecologico dove invece tutto inneggiava al miracolo della vita.

Le due facce del nostro destino si palesavano in contemporanea con immagini uniche, irripetibili, reali.

Immagini e sensazioni ancora saldamente impressi nella mente, pronti però a far capolino dinanzi ad un ricordo o ad un evento speciale, com’è stato appunto un compleanno appena festeggiato . Sembra ieri, ma succedeva esattamente 46 anni orsono. Una vita fa

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche