Stroncato da un infarto il pianista Adriano Urso: senza lavoro per il Covid faceva il rider

di Nicola Fratoianni

Adriano Urso era un musicista, il jazz era la sua passione e il suo lavoro. Poi è arrivato il Covid e, come tanti, si è adattato per andare avanti. Aveva iniziato a lavorare come rider. È morto d’infarto mentre spingeva la sua macchina in panne durante il suo turno di consegne.

Una tragedia che non si poteva prevedere, ma che ci dovrebbe far riflettere.
Sebbene questi problemi non siano nuovi, è evidente quanto siano stati aggravati dal totale stop dello spettacolo dal vivo durante la Pandemia.
Nel nostro Paese si riusciva a stento prima a mangiare con la cultura, ma oggi è diventato impossibile: l’arte sembra quasi sempre l’ultima ruota del carro.
Credo che i lavoratori e le lavoratrici di questo settore meritino più rispetto e riconoscimento. Non a parole, ma con i fatti, mettendoli in condizione di lavorare e poter vivere del loro lavoro, nella sicurezza di tutti e tutte. E se non è possibile, come oggi, sostenendoli adeguatamente. Gli strumenti ci sono. Il reddito di base universale in questo settore andrebbe sperimentato fin da subito. Ci sono proposte di legge di cui stiamo discutendo, anche ad Equologica, ed è venuto il momento che anche il Governo faccia dei passi in questa direzione.
Sarebbe bello se la politica parlasse anche di questo e non solo di come si sia svegliato questo o quel politico. Forse avremmo meno storie come quella di Adriano da dover raccontare.
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