DI MICHELE PIRAS
Stiamo molto attenti, perché si deve avere sempre la capacità di distinguere, anche nell’emergenza.
Non comprendere lo stato di sofferenza economica e sociale, gli effetti devastanti prodotti dal primo #lockdown e quelli che produce questa seconda e parziale serrata, è da miopi e insensibili.
La parte più fragile e precaria della società è (senza dubbio) quella che ha subito il contraccolpo maggiore dalle misure di contrasto del #Covid19.
Anche quello psicologico.
Non certo la grande industria o i grandi interessi, quelli non si sono mai fermati e non hanno mai visto abbassarsi serrande, fatturati e salari.
Ma da qui a simpatizzare per l’esplosione di violenza totale di questi giorni ce ne passa.
Anche perché un onesto commerciante non lo immaginerebbe nessuno intento a saccheggiare il negozio di un suo collega, dare fuoco all’automobile di un operaio suo vicino di casa, aggredire un giornalista.
La matrice fascista e squadrista in queste ore si vede tutta, ed è quasi un caso di scuola: cavalcano il malcontento, scatenano caos, aggressioni e violenza, domani si proporranno come tutori dell’ordine da ristabilire.
Così fu sul finire degli anni ‘10 e nei primi ‘20 del secolo scorso, così si muovono oggi.
E oggi come allora bisogna isolare i due fenomeni: sul disagio sociale bisogna intervenire con politiche sociali efficaci e azioni sostegno al reddito.
Il fascismo va estirpato.
Alla radice.

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