Superman al buio

DI MARIAESTER GRAZIANO

Questa storia la conosci.
È il giorno in cui ti mettono all’angolino, le mani sugli occhi,
il buio personale di dita e vergogna tra l’odore di vinavil e gesso
e nessun modo di incollarti sul mondo, disegnarti almeno una mano.
La S di Superman, sotto il grembiule, sospira e questo è il giorno in cui hai capito che i supereroi non esistono.
Per forza è dovuto scomparire anche Babbo Natale e quella parte di invincibile infanzia con cui ci si organizza la paura di stare al mondo.
Dall’angolo retto a Sud Ovest dell’aula,
a sinistra della cartina stivalata e delle cartilagini di O e di I,
hai detto, in una parte di te,
più fonda delle U, all’orecchio di sensibili A,
“Qui non esistono più le linee curve, qui finisce il mondo.”
Ora, vedi, è facile dimenticarsi di un bambino che non gioca.
Dopo due ore è naturale che tu possa chiamare mamma quel piccolo buio.
Solo, tra qualche secondo, noteranno la luna gialla ai tuoi piedi e non sarai più bambino.
Tre due uno…
A casa hai tagliato la maglietta con Superman e qualcuno ti avrà punito per questo.

Immagine tratta da Pixabay

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