Telemaco Signorini, Strada di paese a sud di Parigi

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Telemaco Signorini: la forza della creatività unita allo spirito di adattamento.

Un sentimento empatico e tenace, in grado di recepire ma non di soccombere, prima nei confronti del padre Giovanni – grande vedutista, conosciuto come il Canaletto di Firenze – dal quale presto si affranca per affermare una personalità differente ed innovativa.

Poi nei confronti dello stesso movimento macchiaiolo, di cui percepisce sin dall’inizio le straordinarie potenzialità e poi rielabora secondo canoni interpretativi personali in grado di variare le innumerevoli esperienze figurative.

Sì, poiché Signorini è talvolta, spesso, tacciato di oscillatoria incoerenza, sospesa tra la volontà di rappresentare gli ambienti conosciuti durante una carriera di viaggi, spostamenti e sperimentazioni, e l’adesione a correnti già di per sé innovative, quindi poco disposte a tollerare ingannevoli allontanamenti.

Un temperamento irrequieto e scaltro, colto e indipendente, impossibile da relegare ad un ambito esclusivo, difficile da rinchiudere in un unico luogo, perennemente alla ricerca di nuove soluzioni in grado di assecondare una fervida, quanto insopprimibile fantasia creativa.

Un linguaggio differente e mutevole. Cosmopolita. Ed è attraverso di esso che l’autore toscano esprime la ricchezza di una fantasia derivante sia dalla forte capacità di osservazione, in grado di variare linguaggio e stile comunicativi, che da una inconscia sensibilità atta a mostrarne gli aspetti più o meno reconditi. 

Realizza opere non solo  di vedute ma anche sociali e scomode, che non disdegnano temi difficilmente graditi, ma al contrario spaziano entro situazioni complesse, a tratti polemiche, in grado di destare non poche perplessità.

L’abilità di rendere un’atmosfera piuttosto che un’altra, lo porta a ritrarre i borghi frequentati a Settignano, caratterizzati da un’aura di intensa, assolata calma, resa attraverso studi geometrici e volumetrici di compassata compostezza, per poi passare alle destinazioni europee, ognuna identificabile secondo umori ed impressioni del momento.

Compare così Leith, in Scozia, uno dei porti di Edimburgo, dove soggiorna per diverse volte, anch’essa fissata in una dimensione propria e invalicabile che cupamente la contraddistingue, per poi passare alla quiete più serena di Montmartre, collina nei pressi di Parigi, nota per una aspetto agreste e popolare dominante almeno fino all’inizio del secolo scorso.

Strada di paese a sud di Parigi, databile intorno al 1873, quindi presumibilmente precedente, anche se di pochi anni, l’immagine della cittadina scozzese, riprende il suggestivo scorcio di un piccolo paese non lontano da Lieusaint, Quincy-sous-Sénart, e Varennes-Jarci, come dalle iscrizioni, ben visibili, poste al crocicchio delle strade.

Potrebbe trattarsi di Combs-la-Ville, dove certamente l’artista si recò nel suddetto periodo, con i colleghi Boldini e De Nittis; Boldini aveva la residenza estiva nella cittadina in questione.

Una prospettiva concreta e reale, che non fa sconti alle modeste costruzioni, e ne accentua l’autenticità tramite un cielo grigio poco incline a nobilitarne l’immagine.

Una ruvida schiettezza, di cui non si nega la conformità, ma nemmeno la creatività innovativa, ottenuta con una astuta gestione della luminosità, che permette anche di comprendere il motivo della longevità artistica di Telemaco Signorini, per cui egli, grazie a tecnica e tematiche, supera la durata stessa della ‘macchia’…

Telemaco Signorini 1835 – 1901
Strada di paese a sud di Parigi (1873c.)
Olio su tela (28,5 x 46 cm)
Collezione Privata

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