DI ANTONIO MARTONE
E tu
Tu che lo ascolti e gli parli
E ogni ora
Ogni minuto lo vedi
Vaglielo a dire
Che non c’è quiete stasera
Nel borgo
Velature prese d’assalto
Sul viso sbattuto
E bagnato
Sul viso sbattuto e bagnato
Di nevischio gelato
Le onde
Tormentano il ventre
Il ventre delle barche ormeggiate
Dei lampi i riverberi
Attonito scorgo
Sulle creste più alte
Impennate
Ricadute
Frantumate
E rifratte sulle pietre rocciose
Mani callose
Radunano
Radunano gli antichi strumenti
Semichiuse
Semichiuse le fessure degli occhi
Niente pesca signore
Stanotte
M’han detto
Il cielo è un manto di lutto
E adesso
Adesso è meglio andarsene a letto
Nell’aria sbattuta
I segni certissimi
Di lontane e misteriose inquietudini
E il mare
Pulsante all’unisono
È come un amante fedele
Che vive
Che vive le stesse emozioni del cielo
Da dove vieni
Dimmi
Chi è che ti spinge
E perché
Perché sempre di nuovo ritorni
Ritorni sulla strada segnata
E perché ci travolgi
Perché ci sconvolgi i capelli e le idee
Non sai per disporle
Quanta fatica abbiam fatto
E tu
Tu che lo ascolti e gli parli
E ogni ora
Ogni minuto lo vedi
Vaglielo a dire
Che non c’è quiete stasera
Nel borgo
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