Tempo

DI ANDREA MELIS

È un fatto
che la Terra abbia preso a girare
più velocemente
e il tempo sia andato scorciandosi.
Non il mio,
il nostro
il tempo di tutti.
Io lo sento. Tu lo senti.
D’estate l’ombra si sposta più rapida,
aumentano le paure da cui fuggire
i fiori sbocciano in una mezza mattina.
I miei anni volano come mesi,
i mesi come settimane,
ma i giorni poi rallentano pesanti,
sembrano anni.
Lunghi e stancanti.
Io ho la spina dorsale di lenza.
La pazienza del pescatore.
Correre non è il mio compito ancestrale.
Ho bisogno di accarezzare le rughe degli alberi
e chiedere loro conforto.
Io non voglio sopravvivere oltre il profumo dei miei nonni che svanisce dalle cose di famiglia.
Ho bisogno di sentire sotto i piedi la sabbia che fu roccia
e riconoscere lo scoglio
come figlio della montagna
rapito dagli schiaffi violenti dell’onda.
Schiaffi senza cattiveria, senza sosta, senza presupposti umani né intenti.
Ho bisogno di sentire il tempo
di toccarlo
di crederlo compagno di viaggio
Intimo amico.
Tutto sfugge.
Per questo
mi inteneriscono le cose
che s’intestardiscono a stare
dove le ho sempre sapute.

(Andrea Melis Parolaio)

Immagine tratta da Pixabay

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