TFR: cos’è, come si calcola e chi sono i destinatari del Trattamento di Fine Rapporto lavorativo

di Emilia Urso Anfuso

Ogni lavoratore italiano impiegato con contratto a norma di legge, sia del settore pubblico sia privato, a fine rapporto lavorativo può contare sul TFR, acronimo che sta per Trattamento di Fine Rapporto.

lavoratori del settore pubblico hanno anche un altro tipo di trattamento, il cosiddetto TFS, che significa Trattamento di Fine Servizio e che viene calcolato in base all’anno di assunzione, come scoprirai più avanti.

Di cosa si tratta? Come vengono calcolate le cifre che saranno erogate dal datore di lavoro a fine rapporto di lavoro? E’ possibile chiedere un anticipo sul TFR o sul TFS? Quali sono le tempistiche per ottenere l’erogazione di questa somma?

A queste e altre domande rispondiamo nei prossimi paragrafi di questa guida completa al TFR e al TFS.

Normative di riferimento sul TFR

Il TFR è dedicato ai lavoratori del settore privato e a partire dal 1999 anche agli impiegati pubblici assunti dopo il 31 Dicembre del 2000, eccetto alcune particolari categorie che sono rappresentate da quelle non contrattualizzate.

Il TFR è regolato dalle norme contenute all’art. 2120 del Codice Civile e dalla legge 29 maggio 1982, n. 297 e successive modifiche.

Al seguente link troverai la disciplina relativa all’art. 2120 del Codice Civile pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e accedendo dal seguente collegamento potrai leggere la disciplina che regola la Legge 297/1982.

E’ importante conoscere le norme che regolano i diritti dei lavoratori: solo in tal modo si può essere consci di ciò che spetta, perché, come e quando. E’ il motivo per cui ti forniamo sempre anche i riferimenti normativi originali, affinché tu possa prenderne visione.

Passiamo ora all’approfondimento tecnico iniziando a chiarire meglio il significato di Trattamento di Fine Rapporto per i lavoratori del settore privato e pubblico.

Che cos’è il TFR?

Passiamo ora alla spiegazione vera e propria: cos’è il TFR?

Si tratta di una quota parte della retribuzione mensile, che viene accantonata e poi erogata dal datore di lavoro quando il rapporto lavorativo si interrompe. Queste quote sono poi rivalutate e messe a disposizione del lavoratore nel momento in cui si verifica la cessazione del rapporto di lavoro.

Più avanti scoprirai tutte le informazioni sui metodi di calcolo, di rivalutazione e di erogazione delle somme.

Quando si riceve il TFR

Le motivazioni di interruzione del rapporto di lavoro che danno diritto all’erogazione del TFR sono le seguenti:

  • pensionamento;
  • dimissioni;
  • licenziamento individuale;
  • licenziamento collettivo.

Esistono poi determinati requisiti di cui il lavoratore deve essere in possesso, scopriamoli insieme nei paragrafi seguenti.

Destinatari del TFR

Una delle domande che più frequenti sul tema del TFR è quella relativa ai destinatari. Chi ha diritto a percepire il TFR?

La risposta può stupire ed è molto interessante conoscerla:

  • lavoratori con contratto subordinato che abbiano mantenuto l’incarico per almeno 15 giorni;
  • lavoratori durante il periodo di prova che sia durato almeno 15 giorni;
  • tutti i lavoratori con contratto subordinato che cessino l’attività lavorativa per uno dei motivi che hai trovato riportati nel paragrafo precedente.

BUONO A SAPERSI: nel caso in cui un lavoratore non superi il periodo di prova ma abbia mantenuto il posto per oltre 15 giorni ha diritto al TFR. Significa che, anche se l’esito della prova è negativo e non si viene assunti, si otterrà la somma calcolata sui giorni effettivi di lavoro.

Come si calcola il TFR

Eccoci arrivati alla parte pratica: comprendere come si calcola il TFR prendendo in esame diversi aspetti, dalla retribuzione utile che viene presa come base di calcolo all’accantonamento annuo, passando per la rivalutazione che viene calcolata annualmente.

Retribuzione utile

La disciplina che regola le norme sulla retribuzione utile quando si parla di calcolo del TFR è contenuta al comma 2 dell’articolo 2120 del Codice Civile.

Il TFR si calcola su tutte le somme che compongono la retribuzione, comprese le somme che equivalgono alle cosiddette “prestazioni in natura” che sono rappresentate da:

  • auto aziendale;
  • cellulare aziendale;
  • polizza assicurativa;
  • fringe benefits (altri benefici accessori per il lavoratore).

Le sopra elencate prestazioni devono essere corrisposte al lavoratore dipendente non a titolo occasionale e sono escluse le somme a titolo di rimborso spese.

BUONO A SAPERSI: in alcuni casi i contratti collettivi nazionali, ma anche quelli individuali, possono contenere regole in deroga alla disposizione di legge ed escludere in parte alcune voci retributive anche nel caso in cui esse non siano di tipo occasionale. E’ quindi concesso un margine di discrezionalità e decisione al datore di lavoro all’atto della stipula del contratto di lavoro.

Accantonamento annuo del TFR

Come si calcola concretamente l’accantonamento annuo del TFR?

Si tratta di un calcolo che viene effettuato sulla retribuzione utile divisa per 13,5. Dall’importo che si ottiene da questa divisione, si deve poi sottrarre l’aliquota pari allo 0,50% calcolata sull’imponibile relativo al calcolo dei contributi.

Ogni singolo lavoratore avrà ovviamente un calcolo diverso e quindi non si può stabilire a priori l’importo e nemmeno generalizzarlo.

La disciplina che regola il calcolo dell’accantonamento annuo del TFR è contenuta sia all’interno dell’art. 2120 del Codice Civile sia sul Testo Unico delle Imposte sui Redditi

BUONO A SAPERSI: nel caso in cui il datore di lavoro sia anche beneficiario di particolari sgravi fiscali, l’aliquota sarà ridotta in base al tipo di beneficio fiscale previsto.

TFR: cos’è la rivalutazione annuale

E’ anche bene sapere che alla fine di ogni anno gli importi degli accantonamenti dell’anno precedente vengono rivalutati.

Il tasso di rivalutazione è pari all’1,50% fisso a cui si aggiunge il calcolo del 75% sull’aumento dei prezzi al consumo calcolato annualmente dall’ISTAT.

Per riepilogare ricorda che l’ammontare del TFR che hai maturato nel corso dell’anno è composto da:

  • importo maturato al 31 dicembre dell’anno precedente;
  • rivalutazione calcolata sul suddetto importo;
  • quota di competenza maturata nell’anno precedente.

Tassazione del TFR

Se ti stai chiedendo se il TFR è soggetto a tassazione, la risposta è sì.

Il calcolo avviene sull’importo lordo a cui vanno sottratte le imposte obbligatorie. Si ottiene così l’importo netto. La tassazione prevista è pari al 17% e viene calcolata sulle somme rivalutate, come hai letto nel capitolo dedicato alle rivalutazioni annuali.

I coefficienti utilizzati sono quelli fissati dall’ISTAT e dal tasso fisso del momento in cui si effettua il calcolo.

TFR: in azienda o nei fondi di previdenza complementare?

Esistono due diverse possibilità di decidere chi deve gestire il tuo TFR. Puoi infatti scegliere se lasciarlo gestire dall’azienda per cui lavori o se investirlo nei fondi di previdenza complementare.

La tua decisione avrà effetto anche sulla tassazione che sarà applicata, seguendo questo schema:

  • se lo lasci in azienda si tiene conto dell’importo maturato ogni anno sommando il reddito e l’aliquota media;
  • se scegli di investirlo in fondi di previdenza complementare il TFR non potrà subire una tassazione superiore al 15%.

Verifica del TFR sul sito dell’INPS

Se sei un dipendente pubblico e hai la curiosità di scoprire l’entità del TFR che hai maturato fino a oggi, dal 2019 puoi effettuare una verifica accedendo alla piattaforma web dell’INPS.

L’Istituto, attraverso la pubblicazione del messaggio N° 1033 del 13 marzo 2019 ha infatti reso note le modalità di verifica attraverso l’accesso autonomo al fascicolo previdenziale del cittadino.

Dovrai essere munito di SPID – il Sistema Pubblico di Identità Digitale – oppure della CIE, la Carta d’Identità Elettronica oppure della CNS, la Carta Nazionale dei Servizi per effettuare l’accesso.

Procedi così:

  • accedi alla piattaforma web INPS;
  • effettua l’autenticazione collegandoti alla pagina di login;
  • dalla tua area personale clicca su “Fascicolo previdenziale del cittadino

Dopo che avrai effettuato l’accesso potrai prendere visione della tua situazione in merito al TFR che hai maturato.

BUONO A SAPERSI: il documento relativo al tuo TFR puoi anche memorizzarlo sul tuo PC e scaricarlo se desideri stamparlo.

Tempi di erogazione del TFR

A fine rapporto di lavoro, quindi, hai diritto di ricevere il tuo TFR.

Bene, ma entro quanto tempo dopo che avrai salutato i tuoi colleghi e tolto i tuoi effetti personali dai cassetti o dall’armadietto riceverai l’importo sul tuo conto?

Vediamo di seguito i due diversi casi per il settore privato e per quello pubblico

Settore privato

I dipendenti del settore privato devono ricevere la corresponsione del TFR maturato con l’ultima busta paga a meno che la lettera di assunzione faccia riferimento al CCNL dei settori commercio e artigianato oppure studi professionali.

In questi due casi, infatti, l’erogazione del TFR può avvenire entro 45 giorni dopo la cessazione del rapporto di lavoro.

Se l’azienda ha meno di 50 dipendenti è il datore di lavoro a gestire il TFR nel caso in cui tu decida per questo tipo di soluzione (più avanti scoprirai anche l’opzione di investimento nei fondi di previdenza complementare).

Se l’azienda ha più di 50 dipendenti il TFR viene automaticamente trasferito di competenza al Fondo di Tesoreria dell’INPS.

BUONO A SAPERSI: se il datore di lavoro non ti liquida il TFR entro i 45 giorni previsti per legge potrai rivolgerti a un avvocato che avvierà un provvedimento di messa in mora.

Settore pubblico

I lavoratori del settore pubblico sono destinati a dover avere maggiore pazienza. Il loro TFR viene infatti erogato con tempi più lunghi rispetto ai dipendenti del settore privato.

E’ innanzitutto importante verificare le motivazioni della cessazione dell’attività lavorativa, in quanto anche questo elemento contribuisce a rendere più o meno lungo il periodo di attesa per ricevere quanto spetta.

Il caso di erogazione del TFR più veloce è quello dovuto alla cessazione del lavoro a causa di un sopraggiunto stato di inabilità al lavoro o quando il dipendente muore e la somma sarà erogata agli eredi.

L’importo in casi di questo genere sarà versata entro 105 giorni dalla causa di cessazione lavorativa.

I tempi si allungano a 12 mesi nei seguenti casi:

  • raggiunti limiti di età;
  • risoluzione unilaterale da parte del datore di lavoro se il dipendente ha diritto alla pensione anticipata;
  • scadenza di un contratto a tempo determinato.

Non è tutto: esistono altre situazioni contrattuali per cui il TFR può essere erogato entro 24 mesi dopo la cessazione del lavoro, come per esempio quando si decide di dare le dimissioni.

ATTENZIONE: nel caso dei dipendenti pubblici, trascorsi i 12 mesi senza che il TFR sia stato versato l’INPS ha ancora tre mesi di tempo ma saranno applicati gli interessi legali previsti per legge.

Modalità di versamento della somma del TFR

Esistono differenze anche per ciò che riguarda le modalità di versamento delle somme del TFR a seconda che si lavoro nel settore privato o pubblico.

Normalmente i dipendenti privati, salvo diversi accordi contrattuali, hanno diritto a percepire il TFR in un’unica soluzione entro i tempi stabiliti.

I lavoratori del settore pubblico hanno regole diverse, che sono le seguenti:

  • fino a un importo pari a 50.000 euro il TFR viene versato in un’unica soluzione;
  • importo compreso tra 50.000 e 100.000 euro il versamento avviene in due rate a cadenza annuale;
  • se l’importo supera i 100.000 esso viene diviso in tre rate che saranno versate annualmente.

Passiamo ora a un argomento molto sentito tra i lavoratori: la possibilità di chiedere e ottenere un anticipo sul TFR.

Anticipo del TFR: in quali casi è possibile

Diversi lavoratori sono in dubbio di fronte a una domanda da porre al datore di lavoro: ho diritto a chiedere un anticipo sul mio TFR?

La risposta è sì, ma in alcuni casi e se si è in possesso di determinati requisiti che scoprirai di seguito.

Anticipo TFR: chi ne ha diritto

L’anticipo del TFR è un tema che negli ultimi anni è oggetto di discorsi frequenti tra i lavoratori. La ragione, spesso, è dovuta alla crisi economica ma anche all’urgenza di ottenere liquidità per affrontare eventi particolari o improvvisi.

Proprio per queste ragioni le normative in vigore ammettono la richiesta di anticipo del TFR a patto di rientrare nelle seguenti casistiche:

  • essere titolare di un contratto di lavoro presso la stessa azienda da almeno 8 anni;
  • l’anticipo può essere chiesto una sola volta durante il rapporto di lavoro.

La seconda regola è comunque suscettibile di variazioni ma è importante verificare cosa prevede il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) oltre a ciò che può decidere autonomamente il datore di lavoro.

Non è quindi impossibile, secondo la legge, ottenere un anticipo del TFR per due volte o più, eppure questa richiesta può essere valutata caso per caso.

Sappi anche che le aziende nel corso dell’anno possono corrispondere fino al 10% degli aventi diritto senza però superare il 4% della forza lavoro complessiva.

Quando puoi chiedere un anticipo del TFR

Non sempre è possibile ottenere un anticipo del TFR come molti credono.

E’ infatti necessario, secondo le normative vigenti, poter dimostrare al datore di lavoro di avere una necessità tra quelle che trovi elencate di seguito:

  • spese sanitarie per cure e interventi da effettuare presso strutture pubbliche;
  • acquisto della prima casa, anche per i figli;
  • spese a sostegno dei periodi di astensione facoltativa dal lavoro per maternità;
  • spese per sostegno economico durante i periodi di astensione facoltativa per motivi di formazione.

L’importo che puoi chiedere in base alle motivazioni sopra elencate è fino al 70% di quanto hai maturato.

Hai comunque diritto di chiedere un anticipo del tuo TFR senza dover necessariamente trovarti in una delle precedenti situazioni, ma ricorda che in questo caso potrai ottenere fino al 30% dell’importo maturato.

Fondo di garanzia INPS: cos’è e quando è utile

Hai lavorato per un’azienda che ha chiuso perché ha dichiarato fallimento?

Niente paura: hai diritto di accedere al fondo di garanzia INPS che, dopo aver valutato l’effettivo diritto del lavoratore a ricevere il TFR, ha tempo 60 giorni per erogare la somma.

Scopri tutte le informazioni utili su questo tema cliccando sul link: Fondo di Garanzia sul TFR.

Differenza tra TFR e TFS

Come hai scoperto in questa guida, esiste anche il TFS – il cui acronimo significa Trattamento di Fine Servizio – dedicato ai lavoratori del settore pubblico e a cui sono applicate regole un po’ diverse rispetto al TFR.

La differenza sostanziale risiede nel diverso tipo di calcolo, che nel caso del TFS è di tipo previdenziale, mentre il TFR è denominato in gergo tecnico salario differito.

In ogni caso, sappi che il TFS è riconosciuto ai dipendenti pubblici assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato entro il 31 dicembre del 2000.

Inoltre, i lavoratori a cui viene riconosciuto il TFS sono quelli che, all’atto dell’assunzione con contratto a tempo indeterminato, non abbiano scelto il Fondo Complementare di categoria Espero per la Scuola e Perseo Sirio o AFAM (ad esempio, professori e ricercatori universitari, magistrati, procuratori, prefetti, diplomatici, appartenenti il comparto della Difesa e della sicurezza, avvocati il cui collocamento è regolato dal CCNL).

I lavoratori che sono stati assunti dalla Pubblica Amministrazione dal primo gennaio del 2001 seguono le regole sul TFR che hai letto nei paragrafi precenti.

Per i percettori di TFS non vige l’obbligo di richiesta, come nel caso dei lavoratori del settore privato, ma la procedura scatta d’ufficio. Significa che appena finisce il periodo di lavoro automaticamente scatta la procedura di calcolo e di erogazione delle somme maturate.

Anche in questo caso, il versamento delle somme avviene in base all’importo maturato e segue le stesse regole riportate nel paragrafo dedicato ai tempi di erogazione del TFR.

Per ciò che riguarda i lavoratori del settore pubblico assunti a partire dal primo gennaio del 2001, essi possono aderire al Fondo di Categoria Previdenziale o territoriale, destinando così le quote di accantonamento del TFR al Fondo di Previdenza Complementare a partire dal momento in cui avviene questo passaggio. (Fonte: ConsumatoriBlog)

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