Tra incubi e realtà

DI ROSY PENNELLI

Questo bimbo che ho tra le braccia è mio. Non so da dove è arrivato ma so che è mio. Sento dentro un dolore al cuore che mi devasta, sento dentro che non potrò sopportare questo male.

Sono in un’auto, sono sul sedile posteriore. È notte. Alzo lo sguardo e la luna fa capolino dietro una nuvola bianca, guardo gli alberi scorrere accanto l’asfalto. Se riguardo il cielo la luna ora è totalmente libera, maestosa… una gibbosa crescente reduce da luna nuova… la guardo sospesa nel nero profondo.

Se la fisso sembra avvicinarsi e mi verrebbe voglia di andare via con lei per guardare ogni cosa da lontano.
Tra le braccia un morbido lenzuolo bianco senza ricami, solo un lenzuolo che avvolge un piccolo bambino, il mio bambino che stringe i pugni mentre dorme sicuro, mentre respira l’odore della sua mamma che lo bacia sulla guancia.

Ha piccoli sussulti di tanto in tanto e io lo stringo al petto
“cosa c’è ? Non c’è nulla da temere…” ma mentre lo pronuncio quel male che sento è più intenso, si fa spazio e diventa più scomodo dentro di me. Non lo sopporto!
Non vedo il volto di chi guida, non so dove mi sta portando. Sono solo seduta su questo sedile.

Un finestrino è aperto completamente e sento entrare una brezza fredda che mi permette di respirare meglio. Chiudo gli occhi.
Un sobbalzo, una curva pericolosa, l’auto quasi si rovescia.
Stringo il bambino dormiente, ho paura e sento il cuore che mi sta per esplodere.

Ansia, timore, paura e stress… li sento tutti così intensamente. Uno spintone sulla spalla da una donna accanto a me. <Ma non c’eri fin’ora!!>
Le mie braccia si allargano e il lenzuolo resta tra il finestrino e la strada, il mio bambino!

Metto fuori la testa e una scena raccapricciante si presenta come un mostro che urla nell’orecchio di chi dorme. Il mio bambino è stato travolto dalle auto in corsa dietro la nostra, ancora e ancora. È tutto orrendo, è tutto cattivo, come ho potuto lasciare che accadesse?

Urlo e sento le mie urla nello stomaco, nella mente. Mi copro il volto… non voglio più vedere.
Un dolore sulla fronte, unghia che graffiano il viso. Sbarro gli occhi.
Lacrime calde, affanno e singhiozzi accompagnano il mio risveglio.
I miei incubi orribili. Ci sono sempre… ci sono ancora.
Sono come una bestia segnata per il mattatoio. Ho un marchio a cera!

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