Tra le sfide ambientali per la salvaguardia del pianeta, l’agricoltura idroponica

Agricoltura e inquinamento: le sfide ambientali per la salvaguardia del pianeta

L’agricoltura resta l’argomento principale ogni volta che si rivolge lo sguardo al futuro, ed in particolare, alla crescita della popolazione: nei prossimi 50 anni supereremo i 9 miliardi sulla Terra e dovremmo produrre più cibo di quanto ne sia stato consumato in tutta la storia dell’umanità, mentre terra, acqua e aria sono sempre più inquinate.

Le cause dell’inquinamento ambientale sono di origine naturale- riguardano principalmente le sostanze chimiche emesse durante le eruzioni vulcaniche– e di origine artificiale derivate dalle attività umane. In particolare, industria, produzione di energia elettrica e riscaldamento, agricoltura intensiva (compreso allevamento) e traffico automobilistico.

Secondo le statistiche dal 2025 due terzi della popolazione mondiale soffrirà già di scarsità idrica e nel 2050 avremo superato i 9 miliardi di abitanti sulla Terra (oggi siamo 7,3 miliardi); se non troveremo altri modi di vivere, coltivare e consumare la maggior parte della popolazione sarà condannata una vita di stenti.

Urge trovare una soluzione per garantire una degna sopravvivenza alla popolazione globale e qualche soluzione comincia a farsi strada: dal Belgio (ma anche in Kazakhstan, Qatar, Oman e – in parte – Usa,) giunge la pratica dell’agricoltura idroponica, acquaponica o aeroponica, ovvero l’agricoltura senza terra, con pochissimo consumo d’acqua e senza pesticidi (da non confondere con l’idrocoltura, che è la coltivazione di piante in acqua).

Nell’idroponica la terra è sostituita da piccolissime quantità di un substrato inerte (argilla espansa, perlite, fibra di cocco, lana di roccia, ecc.) collocate in tubi o colonne entro cui scorre l’acqua grazie a una pompa (l’acqua è totalmente riciclata) cui si aggiungono i nutrimenti necessari ad apportare tutti gli elementi indispensabili alla crescita della pianta.

Nelle formule più avanzate le pompe sono collegate a pannelli solari il che permette di non consumare energia e tutto è digitalizzato e controllato di un computer, umidità, nutrienti, temperatura.

La coltura idroponica consente produzioni abbondanti, al di là della stagionalità, anche in zone aride, e assicura la totale sicurezza igienico-sanitario durante tutto l’anno.

Nella formula più articolata dell’acquaponica, poi, non c’è neppure bisogno di apportare i nutrimenti esterni alle piante in quanto viene creata una simbiosi tra piante e animali: le coltivazioni sono collegate a vasche con pesci; i nutrimenti per le piante sono prodotti dagli escrementi dei pesci e l’acqua purificata dalle piante stesse per essere riutilizzata.

Una tecnica in realtà antichissima, che risale agli antichi Aztechi e che è già praticata su piccola scala in molti paesi da oltre 20 anni. Poiché però è più complessa dell’idroponica da gestire per il delicato equilibrio batterico che richiede, e meno adatta ai grandi impianti.

 I risultati di questi metodi di coltivazione sono stupefacenti: 500% di produttività in più rispetto alle colture in terra, 90% in meno di consumo di acqua, 50% crescita più rapida, 40% di lavoro in meno, 30% in meno di energia richiesta.

da bluedossier.it

*Immagine pixabay

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità