Trasgressioni (andare a fare la spesa senza la lista)

di Daniela Marras

Sì, si sarebbe concessa una delle sue trasgressioni, che stava diventando abbastanza frequente. Andare a fare la spesa senza la lista!
Un’altra delle sue trasgressioni era andare a letto senza prima essersi struccata, meno frequente questa perché sapeva essere nociva per la pelle.
Fatto sta, eccola aggirarsi tutta giuliva tra gli scaffali del supermercato col suo cestone. Lo avrebbe riempito, di questo era sicura, per poi caricarsi i borsoni sulle spalle fino alla fermata del bus.
Mentre faceva la spesa, la sua mente si liberava del resto: non pensava a niente che non fossero broccoli, cavolini di Bruxelles, pomodorini sardi, pere, fragole, banane, pane fresco o imbustato, carne di vitello (povero lui) o di lonza e affettati (poveri maiali), e poi formaggi, yogurt, uova, pasta fresca e varie ed eventuali a piacimento…
Sì, era ormai appurato che fare shopping aveva effetti benefici, non foss’altro che per i negozianti, e per lei anche la spesa settimanale diventava momento di leggerezza. Certo, non come la spesa cantata da Mina in “Ma chi è quello lì” ma comunque era momento di stacco.
Quel giorno non si era nemmeno truccata ed era andata al discount non molto lontano.
Aveva fatto una bella passeggiata all’andata, complice la tiepida giornata di primavera, e se l’era presa con calma. Non doveva rendere conto a nessuno di come impiegava il suo tempo libero e non doveva far tutto di corsa, almeno nei fine settimana.
Era intenta a controllare la data di scadenza di una mozzarella di bufala quando sentì il suo nome per aria: “Natalia?!” “Natalia?!”. Si voltò e lì davanti a lei ecco un volto che le era subito apparso familiare anche se, in quel momento, così all’improvviso, non ricordava il nome di chi la chiamava.
E con la mente tornò indietro di vent’anni e passa. Vent’anni, non sembrava vero!
Se ricordava un viso ma non un nome era anche giustificata, lei che, di solito dopo tre secondi, dimenticava il nome pure di chi le stringeva la mano presentandosi per la prima volta (a meno che non conoscesse il nome prima delle presentazioni stesse…).
Certo, sapeva che in quella città non avrebbe potuto incontrare chi portava un nome che, proprio no, non aveva dimenticato. E infatti non si trattava di lui.
Si trattava invece di un uomo che vent’anni prima aveva conosciuto all’estero, durante il suo soggiorno post-universitario, e che, come lei, alloggiava nel college più gettonato che c’era.
Studiavano materie diverse ma si ritrovavano spesso in mensa, insieme agli altri postgraduates.
Scambiavano parole di circostanza, di come era andata la giornata, e parlavano in italiano, lì in quel paese straniero, circondati da studenti English speaking.
Non che fossero diventati grandi amici, camerati piuttosto, accomunati dalle stesse origini e, dopo la partenza, non si erano più tenuti in contatto.
Ma ecco che quell’incontro, inaspettato per entrambi, li riportava indietro nel tempo.
Si salutarono e scambiarono bacini e bacetti: “Ma come?!” “Anche tu qui?!” “Come mai?!” “Sei più tornato in Gran Bretagna?” e via così per dieci minuti.
Neanche lui si era fatto una famiglia. Si era trasferito dal suo paesello in quella città perché, come lei del resto, aveva trovato lavoro lì.
E non era stato facile. Come per lei.
Si trovarono d’accordo nel considerare che mentre erano studenti avevano un ruolo nella società meno complicato: avevano lezioni da seguire, esami da preparare, saggi da scrivere e i prof erano più o meno contenti dei risultati ma nessuno si aspettava niente di diverso da loro. La vita sociale era incanalata nel college: c’era un ambiente internazionale, si incontravano tutti i giorni persone interessanti provenienti da tutte le parti del mondo e venivano organizzate feste, gite, serate di gruppo in teatro o al cinema. Non avevano nemmeno il pensiero dell’alloggio, delle bollette da pagare, perfino delle pulizie, dato che le cleaning ladies passavano per le camere, tutti i giorni.
Già, già!
Invece, tornati nel loro paese, si erano trovati ad essere nessuno, a dover cercare casa e lavoro cominciando dal nulla. E poi avevano trovato casa, avevano trovato lavoro e quindi, irretiti dalla loro quotidianità e dalla loro noiosa routine, non avevano tempo per altro. E così andavano avanti, giorno dopo giorno, aspettando i venerdì sera.
Lei era rimasta in contatto con alcuni studenti stranieri e anche loro avevano avuto la stessa esperienza una volta tornati in Patria.
Anche se mal comune non fa mezzo gaudio…
Ma, tant’è, erano passati vent’anni. L’esperienza all’estero apparteneva al passato e, al contrario di molti, potevano considerarsi fortunati per averla vissuta.
“Ma sì, ora che ci siamo incontrati, non perdiamoci di vista!” “Vediamoci per un caffè, un cinema…” “Anche tu sei su Facebook?” “Ok, allora ti chiedo l’amicizia!” “Promesso?! Mi raccomando!”.
E bacini e bacetti e “Ciao!” “Ciao!”.
Lei tornò alla sua mozzarella e lui al suo latte.
Sapevano che non si sarebbero più cercati, in quella grande città. Niente scombussolamenti nelle loro vite ordinarie. Certo sarebbero diventati amici su Facebook e, al massimo, si sarebbero scambiati like e faccine varie, ma nulla di più.
Ecco i benefici della spesa senza la lista! Se l’avesse fatta, le mozzarelle di bufala non le avrebbe nemmeno guardate, visto che nel frigo ne aveva una confezione multipla… Ma, viva le trasgressioni! E… Goodbye Farewell, mondo lontano lontano di vent’anni addietro!
Pavia, 23 marzo 2019

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