Ubaldo Oppi, “La Pastorella”

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

 

Le donne di Ubaldo Oppi: algide, ieratiche, tendenzialmente sconvolgenti.

Non avrebbero sfigurato sulla passerella di Gianni Versace o di Giorgio Armani, forti di una modernità ed eleganza senza precedenti, in grado di incarnare profondamente quel Realismo magico che Gioia Giudici, nel suo articolo per Ansa ViaggiArt, definisce realtà così reale da farsi misteriosa e sottilmente inquietante.

Sì, poiché si tratta proprio di questo; qualcosa in grado di andare oltre una semplice immagine di mondana vacuità, al contrario emblematica rappresentazione di studiata emancipazione.

Donne in grado di mettersi al volante e raggiungere da sole i luoghi di villeggiatura, al contempo spesso trasfigurate, ‘rilette’ in chiave ambigua, talvolta velatamente erotica.
Stefania Portinari, curatrice della mostra intitolata ‘Ritratto di donna.

Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi’, presente presso la Biblioteca Palladiana di Vicenza dal 6 Dicembre al 13 Aprile 2020, rievoca, in riferimento all’articolo di Alessandra Franchini per il Corriere della Sera, quel particolare momento di fermento artistico caratterizzante un’epoca ansiosa di superare la tragedia della Prima Guerra Mondiale, tuttavia ignorando quanto ancora sarebbe dovuto accadere.

Il modo di rappresentare la figura della donna, indubbiamente ancora legato al simbolismo, eppure già direttamente influenzato dalle avanguardie e dalle secessioni di Vienna e Monaco.

La pastorella, ricorda un’altra opera del medesimo autore, Giovane donna al balcone, rispetto al quale si notano diverse assonanze, tra cui quella più evidente del foulard.

Una figura tendenzialmente ambigua, nel suo peculiare modo di essere realizzata: indubbiamente percepibile in una realtà dichiarata, costituita da quegli elementi inequivocabili riconducibili alla sua specifica attività, come appunto il fazzoletto, per riparasi dal sole, ed il bastone per governare il gregge, quest’ultimo, elemento quasi ieratico nella propria dichiarata fermezza.

Se si trattasse di un personaggio diverso, posa ed atteggiamento potrebbero ricordare la tipica palma simbolo dei martiri.
Nel commento di Renato Pennisi per Christie’s, si evidenzia la semplicità dell’abito in contrapposizione alla nobiltà statuaria della figura.

Una soluzione davvero originale e suggestiva, tipica di un artista a tutto tondo, incline ad assecondare le proprie sensazioni immediate e passionali.

Un’opera esposta, per la prima volta, nel 1927, presso la Galleria Pesaro, nel corso di una mostra personale di Oppi dedicata al paesaggio e alle figure del Cadore…

Immagine tratta dal web Ubaldo Oppi La Pastorella (1926) Olio su tela (77×93)

Collezione privata

 

 

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