DI ELENA CAVALLONE
Un salario minimo per l’Europa: non lo stesso salario per tutti i paesi dell’UE, ma almeno una garanzia legale grazie alla quale un lavoratore europeo – dalla Bulgaria al Lussemburgo-possa guadagnare abbastanza per vivere.
La Svezia potrebbe non volere la direttiva, ma alcuni paesi ne hanno bisogno altrimenti i lavoratori più vulnerabili continueranno a essere sfruttati.
La proposta odierna permette che la contrattazione collettiva diventi la norma anche nei paesi dell’Est europa.
Esther Lynch, vice segretario generale della confederazione sindacati sostiene che “i lavoratori in tutta l’UE, in particolare nell’Est, sono produttivi come nell’Ovest ma non ottenengono un salario adeguato. Per questo la disposizione circa il diritto alla contrattazione collettiva è davvero importante. I lavoratori nei paesi nordici hanno forti diritti alla contrattazione collettiva, dunque il motivo per cui vengono pagati di più è che sono in grado di contrattare di più. Nel lungo termine quella disposizione farà vedere i suoi frutti: entro circa 5 anni vedremo alcuni cambiamenti radicali”.
La pandemia da Covid-19 ha dimostrato che coloro che sono in prima linea e che lavorano di più, spesso guadagnano di meno. La speranza è che il nuovo e maggiore senso di urgenza faccia del salario minimo una priorità per i governi nazionali
DA EURONEWS ITALIANO
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