Se ne andava esattamente un anno fa, a 47 anni, nella sua casa di Bologna Ezio Bosso. Lasciando un gran vuoto nel modo della musica e nella cultura in generale.
Una morte avvenuta in piena pandemia, quando era impossibile onorare i defunti con qualsiasi tipo di cerimonia. A distanza di un anno, il Maestro potrà essere salutato presso il Cimitero monumentale di Torino, dove è stata depositata l’urna con le sue ceneri.
In omaggio al suo ricordo e alla sua arte sono previsti, sempre nel rispetto delle restrizioni covid, diverse manifestazioni sia in presenza ma soprattutto in streaming, a breve verrà pubblicato un cofanetto con musica e testi inediti del Maestro.
Non conoscevo Ezio Bosso. Lo scoprii per caso, quando, ospite a Sanremo nel 2016, illuminò a giorno il palco dell’Ariston con la sua musica. Una esibizione da standing ovation la sua, pianista, compositore e direttore d’orchestra di fama internazionale che riuscì fin dalle prime note di ‘Following a bird’ a commuovere anche il più esigente e impassibile spettatore dell’ultima fila in sala o quello annoiato sul divano di casa.
Ricordo i brividi lungo la schiena durante la chiacchierata con Carlo Conti, padrone di casa di quell’edizione. Lui affetto da una malattia degenerativa che gli impediva di deambulare e parlare come i cosiddetti ‘normali’, raccontò come l’imbarazzo per quella sua disabilità fosse più degli altri, i cosiddetti ‘i sani cronici’, come li chiamava, che sua.
La musica una passione coltivata fin da piccolissimo, a quattro anni, quando ha iniziato a studiarla con una prozia pianista. Una formazione continua la sua, un amore infinito per quell’arte che deve unire, emozionare, far sognare. ‘La musica dovrebbe essere materia d’insegnamento in tutte le scuole a partire dall’infanzia’, amava ripetere nelle sue interviste, il Maestro. ‘La musica è dentro di noi, è la nostra stessa essenza’.
‘Se mi volte bene, smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte e suonare’, disse alla Fiera del Levante, a Bari due anni fa, dopo un’esibizione che mandò in visibilio il pubblico presente. ‘Non sapete la sofferenza che mi provoca questo, perché non posso, ho due dita che non rispondono più bene e non posso dare alla musica abbastanza. E quando saprò di non riuscire più a gestire un’orchestra, smetterò anche di dirigere’.
Un annuncio che fu interpretato dalla stampa come un probabile ritiro. Prontamente smentito dal Maestro nel suo profilo Facebook. Nessun ritiro, se non dai concerti. La musica lui avrebbe continuato a dirigerla.
‘La malattia mi ha allenato alla quarantena’, raccontò in un’intervista dalla sua casa di Bologna dove viveva la fase uno anti-covid. Un solo motivo di sconforto, in quella casa entrava poco sole. Pertanto ‘la prima cosa che farò sarà mettermi al sole. La seconda, abbracciare un albero’.
Ciao, Maestro. La tua musica continuerà a regalarci meravigliose emozioni!
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