Commovente l’amicizia ‘filosofica’ tra Vialli ed il Mancio – degna dell’aristotelica Etica Nicomachea – e la loro personale rivincita sportiva (Italia ’90, Wembley’ 92).
Gemelli vincenti del goal.
Emozionante la vicinanza dei suoi compagni di squadra allo sfortunatissimo Spinazzola e l’attaccamento di quest’ultimo a loro.
Toccante la dedica della vittoria finale al compianto Davide Astori, un ragazzo d’oro, volato in Cielo in troppo presto.
Di alto valore morale la dedizione alla causa di tutti i componenti della spedizione azzurra, infiammati dalla voglia di riscattare la più grande disfatta sportiva della nazionale (la mancata qualificazione ai precedenti mondiali) e dal desiderio di regalare una gioia al popolo italiano martoriato da un anno e mezzo di stramaledetta pandemia.
Volli, e ancora volli, e fortissimamente volli.
Materia di studio la lungimiranza del condottiero Mancini, la cui visione calcistica è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Visionario leader carismatico.
Più istruttiva di un corso di laurea la lezione di umanità e di sportività impartita attraverso l’esempio e le parole da Luis Henrique, una persona che convive con il dolore più profondo che un essere umano possa provare ma non ha smesso di fare tutto e sempre con il cuore.
Non è solo calcio. Sono emozioni e sentimenti, ossia la quintessenza dell’umanità.
Un Europeo da far vedere ai ragazzi a scuola.
Anche per mostrare loro quello che non si fa. (grazie, inglesi!)
God save the queen.
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