Un modo per assomigliare più a me stessa

DI MARIAESTER GRAZIANO

Quando si è bambini si è inconsapevoli, quando si è giovani si è di corsa, quando si è vecchi… quando si è vecchi, si è. E quando si è, stai. Stai e puoi ripensarti giovane e bambino e allora puoi esserlo ancora e davvero giovane e bambino.

Non è vero che si cresce piano piano. Si è di colpo bambini, di colpo giovani, di colpo vecchi. Ti sorprende sempre un po’ alle spalle l’Età, anche se ti è compagna fedele ogni giorno. Forse proprio per questo non te l’aspetti.

Come papaveri rossi, improvvisi e spregiudicati a gettare scompiglio tra la chioma aurea di Cerere con le sue trecce di grano maturo. Basta un giocattolo buttato via con disattenzione dalla mamma, un treno perso mentre correvi alla stazione, un osso che si rompe e bum, sei l’età che hai.

Solo l’ombra non invecchia, anzi se può ringiovanisce, si rimpicciolisce con gli anni come quando eri piccolo. Che cosa ci si guadagna con la vecchiaia? Proprio a ritornare all’età che vuoi. È l’unica promessa che mantiene.
Il rossetto rosso era lo scandalo della gioventù e ora l’eccentricità della mia vecchiaia.

Un colore fa tanti viaggi, si assume la responsabilità di molti significati. Il colore è maturato più di quanto abbia fatto io. Basta un particolare, un fermaglio, un po’ di trucco, una cravatta e il mondo è pronto a cambiare opinione su di te e quel diverso modo di guardarti, di riflesso, muta anche il tuo modo di posizionarti nel mondo. L’inutile diventa utile, addirittura necessario.

Presentati per un posto di lavoro in banca. Ti guarderanno la cravatta, il nodo ben fatto, le scarpe pulite. Poco importa del calzino bucato e della mutanda sbrindellata.

L’apparenza è un modo di esserci e, se sei bravo a renderla onesta a te stesso, allora diventa anche apparTenenza. Ecco, il mio rossetto non è solo un trucco ma un modo per assomigliare di più a me stessa. Mi scopre.

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