Un vecchio ricordo

DI RICCARDO ANCILLOTTI

Uscii dal bar ricordandomi, chissà poi perché proprio di Marisa ?!
Sarà stato il cocktail un po’ troppo alcolico, o la mia fantasia da andropausa? Una fugace storia di quarant’anni prima, che fino ad allora avevo archiviato negli scaffali più bui e polverosi della memoria.
Una storia brevissima, ma che all’epoca mi rivestì di un’infinità di sapori e sensazioni irripetibili.

Il sole, tardo primaverile, puntualmente annoverava tra i suoi lati seducenti, sfaccettature colorate, capaci di aromatizzare l’aria di fascino estivo. Gli occhi neri di Marisa, ora, sembravano essere ovunque. Anche se io non riuscivo mai ad intercettarli. Ed anche non volendo, l’olfatto captava l’inconfondibile profumo delle sue guance rosate. Fresche. Acqua e sapone! Il marciapiede, scorreva veloce sotto le mie scarpe, ma io non era più lì…
C’era una scenografia perfetta!
Una panchina al limite dell’abitato, del parco e del giorno.
Il profumo più intenso di pino all’imbrunire. La mia mano che si posa sulla sua e lei che la stringe forte, in silenzio.

Io che trattengo il respiro. Poi la guardo ed i suoi capelli, neri, lunghi, lisci, sfiorano il mio viso, per poi appoggiarsi con la testa sulla mia spalla. Il silenzio è interrotto dai suoi sospiri e qualche ultimo cinguettio in lontananza. L’imbrunire sembra aspettare.
Qualche attimo ancora e mentre due eliche di tiglio, planano al suolo con una terza che le si adagia in grembo. Marisa, stupita increspa le labbra e sorride, sfiorandole con un dito. Mi guarda e Il suo respiro è ormai su di me. Le mie labbra si sciolgono nel morbido velluto delle sua e lasciamo scivolare le nostre lingue in inenarrabili tracciati, che registrano indelebilmente solo i nostri due cuori, battendo all’unisono per secondi lunghi come le ore…

Niente faceva presagire che quegli attimi non potessero essere eterni. Niente di più ci saremmo potuti scambiare quel giorno. Quella sera io ritornai ai miei studi e lei al suo lavoro di cameriera d’albergo. Il cuore gonfio d’amore rimaneva lì sulla panchina del nostro incontro ad attendere di nuovo il calar del sole… E quello sarebbe stato il nostro urlo silenzioso al nuovo giorno.
La sera dopo con il cuore in gola ti aspettai all’uscita dell’albergo. Tu puntuale mi venisti incontro sorridendo. Sapevi che era l’ultimo giorno. Perchè il mattino dopo sarei partito. Ciò nonostante, nemmeno ci sfiorava il dubbio di un inizio che è già fine. Quando si è giovani, non ci sono confini, se non il provar qualcosa, o non provarlo. Tutto il resto è solo divenire …
Ci infilammo in un cinema di periferia, dove la trama del nostro film non si curò del pubblico pagante. Volammo oltre le stelle planando tutta la sera, e il tempo volò via senza aspettarci.

Poi mano, nella mano davanti a quel tuo albergo,  mentre io parlavo, ad un tratto, mi baciasti forte e corresti via, fu un attimo di fuga e da allora non ti ho più vista, ma ho un ricordo nitido:  Marisa !…

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