Una grande amicizia

DI CARLO MINGIARDI

Piero era un giovane pescatore di gamberi rossi, amava il mare più di se stesso, viveva in una piccola casa che affacciava sul porticciolo di Camogli, però gli affari andavano male, quindi un bel giorno decise di vendere il suo peschereccio e con il ricavato comprò una piccola barca a vela per realizzare il suo sogno: fare il giro del mondo in solitaria.

Un’impresa difficile, ma il coraggio non gli mancava di certo, la passione per il mare fu un richiamo irresistibile, organizzò per mesi il viaggio e quando fu tutto pronto salutò i suoi amici e parenti e partì per quell’avventura che aveva sempre sognato.

Dopo ventidue giorni di navigazione, al largo delle isole di Capo Verde, in pieno oceano Atlantico, lo colpì una tremenda tempesta, la piccola imbarcazione si capovolse e affondò in pochi minuti. Fece solo in tempo a gettare in mare la zattera di salvataggio e salirci sopra sperando di portare a casa la pelle.

Dopo sedici giorni alla deriva era allo stremo delle forze, le poche provviste erano terminate, riusciva a raccogliere acqua piovana, ma la fame era insopportabile, come le piaghe che incominciava ad avere sul suo corpo indebolito.

La mattina del diciassettesimo giorno però, con suo grande stupore, trovò dentro la zattera una lampuga di un paio di chili, dapprima pensò che con un balzo fosse atterrata sull’imbarcazione ma guardando meglio si accorse che aveva i segni di un morso sul dorso.

Non fece in tempo a realizzare tutto ciò che un delfino balzò fuori dall’acqua e inizio a saltare intorno alla zattera, aveva i segni di una vecchia ferita sull’attaccatura della coda e una grande chiazza bianca sul dorso.
Piero realizzò subito che forse il pesce, nella zattera, lo aveva gettato il delfino, ebbe la conferma il giorno successivo quando il mammifero si presentò con in bocca un piccolo tonno che porse all’uomo sbigottito.

Piero non poteva di certo sapere che il delfino era stato salvato da una rete da pesca impigliata nella coda, aveva vissuto per parecchio tempo in un acquario a Jacksonville in Florida e quando guarì fu rilasciato in mare.

Si instaurò un profondo legame tra i due, ogni giorno il delfino, che Piero chiamò fin da subito Salvatore, portava il pesce che permise all’uomo di sopravvivere alla deriva per ben ottantaquattro giorni, fino a quando il destino fece passare una nave mercantile sulla sua rotta che lo avvistò e lo salvò.

Quando raccontò l’accaduto quasi nessuno gli diede ascolto, pensavano che gli effetti della lunga permanenza in mare gli avesse offuscato il cervello.
Passarono nove anni da quella brutta esperienza, Piero nel frattempo, era riuscito a acquistare un nuovo peschereccio ed aveva ricominciato a praticare la pesca al gambero rosso, gli affari non andavano sempre bene per la scarsità del pescato e riusciva a malapena a tirare avanti la carretta.

Una mattina però mentre era intento a tirare su le reti da pesca, vide un delfino salire a galla che sosteneva col muso un piccolo, ma con suo immenso stupore si accorse che il mammifero aveva il segno di una ferita sulla coda e una grande macchia bianca sul dorso: era Salvatore, il suo grande amico che lo aveva salvato da morte certa.

Piero fermò immediatamente il peschereccio, mentre Salvatore cercava di tenere a galla il piccolo delfino, l’uomo riuscì a prendere il cucciolo, lo avvolse con una coperta bagnata, avvisò per radio la capitaneria di porto che gli fece da tramite con l’acquario di Genova che si attivò subito per organizzare il salvataggio del piccolo delfino.

Partì a tutta forza verso il porticciolo di Camogli, Salvatore lo seguì per tutto il tragitto, facendo dei balzi enormi per controllare il piccolo nell’imbarcazione, all’arrivo c’erano già gli uomini dell’acquario.

Quando videro la scena capirono immediatamente che Salvatore non era un maschio come pensava Piero, ma era la madre del piccolo delfino, allora decisero di prendere anche lei perché avrebbero avuto più possibilità di salvarlo dato che era ancora in fase di allattamento, infatti le cure parentali dei delfini durano fino ai trentasei mesi di vita.

Piero ogni giorno si recava all’acquario per controllare il recupero del piccolo, quando la mamma, che chiamò Sally, lo vedeva si avvicinava al bordo della vasca e si faceva coccolare amorevolmente, il loro legame non si era mai sciolto.

Come aveva fatto Sally a seguire Piero dall’oceano Atlantico fino al mar Ligure, quale istinto l’aveva guidata fin lì, questo non riuscì a capirlo mai nessuno.
Quando il piccolo guarì, furono rilasciati in mare.

La cosa più straordinaria fu che Sally con il suo piccolo non abbandonarono mai più Piero, lo seguivano tutti i giorni nelle battute di pesca, anzi lo aiutavano spingendo i branchi di gamberi rossi nelle reti del pescatore, di questo ne fu certo l’uomo, perché ogni giorno tornava in porto con la stiva piena zeppa di gamberi, cosa che non era mai avvenuta.

Il delfino è un animale straordinario, ha una intelligenza molto vicina a quella dell’uomo, è capace di provare emozioni, sentimenti, riconoscenza, come nessun altro animale in natura.

Mi piace pensare alla storia di Piero e Sally come a una storia vera, una storia di grande amicizia tra due esseri che vivono in mondi tanto diversi, ma che sono stati capaci di essere indispensabili l’uno per l altro.

Immagine tratta dal web

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