Vampiri: quando l’amore toglie la libertà

DI ANTONIO MARTONE

C’è una forma d’amore (o anche di amicizia) che spinge una donna/un uomo a divorare l’altro, ossia a vampirizzarlo. A ucciderne l’identità e a cancellarne la libertà.

Tale modalità di esprimere la propria passione (ma forse occorrerebbe dire: la propria angoscia) è più diffusa di quanto si creda. Se si aguzza la vista, si scorgono due buchetti nella gola di tanti nostri amici e vicini.

Perfino se ci si concentra sulla propria autobiografia, si potrebbero, forse, individuare due piccole cicatrici disegnate sulla tenera pelle del nostro collo.

I vampiri non usano la forza (il potere vero non ha bisogno di farlo), ma si servono di condizionamenti che passano attraverso la colpevolizzazione, l’asservimento psicologico, il controllo delle risorse elementari dell’esistenza e – spesso – perfino la cura della vita quotidiana.

Una delle parole d’ordine di questo genere d’”amore” è “nessuno ti vorrà mai bene quanto me”. So che è terribile ma devo dirlo: ho conosciuto persone che hanno reso infermi i loro “amati” (distrutti nella mente e talvolta anche nel corpo) soltanto per poterli poi curare e dunque per evitare che la preda possa scappare.

Bisogna tenersi alla larga da amori di questo tipo come fa una gazzella quando fugge – con tutta la forza che ha – dalle attenzioni di un felino “innamorato” della sua carne.

(foto dal web)

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