Vasilij Kandinskij, Points

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Estate 1910: Vasilij Kandinskij è in Baviera, a Murnau – cittadina bavarese d’impeto riconducibile all’omonimo regista Friedrich Wilhelm, in realtà a quest’ultimo per nulla legata – dove si dedica alla stesura di un testo assolutamente inedito e incredibile.

Lo spirituale nell’arte, che come rileva la critica d’arte Elena Pontiggia, autrice della postfazione, è inizialmente più definibile per ciò che non è – non è un manuale di tecnica pittorica, allo stesso modo in cui non è un trattato di estetica – rispetto a ciò che si rivela, esternando un insieme di profezie laiche e segreti artigianali volti a confondersi e sovrapporsi in uno strano contesto sospeso tra luci e ombre.

Nuove concezioni innescate dal basilare, granitico concetto per cui l’artista deve avere qualcosa da dire, poiché il suo compito, come affermato dallo stesso Kandinskij, non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto, nella ferma convinzione di avvicinarli in una sorta di inoppugnabile indivisibilità, ognuno dipendente dall’ideale associato e associabile collegamento che rapporta e riunisce elementi, compone e crea sinergie.

Tra i principali precursori dell’astrattismo, sostenitore del concetto secondo cui il vero artista ha il dovere di esprimersi esclusivamente tra sentimenti ed emozioni intime, Kandinskij abbandona una promettente carriera di avvocato, ed in ossequio al proprio spirito rivoluzionario, si reca in Germania, a Monaco di Baviera, per studiare pittura.

Incontra Paul Klee, con il quale nascerà un sentimento di profonda e duratura amicizia, ed intraprende un originale percorso artistico, che lo porterà, prima ad indugiare su elementi tradizionali russi, spesso legati a contesti fiabeschi, tipici della sua cultura di origine, ed in seguito, soprattutto di conseguenza ai contatti con altri colleghi avanguardisti, ad evolvere il proprio stile in senso assolutamente libero, sia gestualmente che cromaticamente.

Affascinato e influenzato dal movimento Neoimpressionista, caratterizzato da una peculiare preponderanza luminosa e cromatica ottenuta utilizzando originali effetti di mescolanza tra i colori, osserva e riflette su commistioni e relazioni, con i cromatismi valutati a piccoli tocchi che si fondono, se e quando osservati ad una certa distanza, ed è il modo in cui i dipinti appartenenti a tal genere appaiono particolarmente vibranti e luminosi.

‘Fu un viaggio fuori dalla realtà. Mi sembrava che una sorta di incantesimo mi trascinasse di secolo in secolo, contro le leggi naturali, nella profondità del passato. Mi lasciai alle spalle la stazioncina irreale e attraverso i campi mi avviai verso la porta della città’.
Kandinskij si riferisce ai ricordi derivanti da una visita alla cittadina bavarese di Rothenburg ob der Tauber, che pur basandosi, almeno inizialmente, su qualcosa di reale, si trasformano, nella mente dell’artista, in qualcosa di magico e fantastico, tanto da fargli perdere la cognizione del tempo attirandolo in una onirica visione favolistica, essenziale per giungere, qualche anno più tardi a La vita variopinta, ormai molto vicina ala svolta definitiva verso l’Astrattismo: un quadro che mantiene un evidente legame tradizionale, per quanto già lambito da caratteristiche significative che evidenziano i profondi cambiamenti che stanno maturando nell’animo dell’artista, con la vivacità cromatica che contraddistingue l’opera sussunta in un suggestivo mosaico.

Colori netti e separati, vitalità e vivacità, al netto di protagonisti nitidamente delineati, impegnati in gesti personali e significativi. Dal vecchio che cammina col bastone, ideale centro della composizione, alla mamma che culla il bambino, il cui abbigliamento tende a far apparire la scena come una sorta di Sacra Famiglia.

Nel 1929, arriverà poi Levels, rientrante a pieno titolo nella definitiva svolta verso l’Astrattismo, e da quel momento, per espressa volontà dell’autore, la sua arte si dirigerà verso una lettura via via più indecifrabile, a tratti incomprensibile, affascinata dall’organicità della vita e incentrata sull’aspetto biologico di quest’ultima.

Connessa a reali elementi costitutivi – protozoi, cellule e amebe – a propria volta rappresentati e distorti in suggestive ricostruzioni, secondo forme fantasiose comunque idonee ad essere reinterpretate in chiave biologica: linee nette e spezzate che assurgono ad una schematica e concreta capacità propositiva, con riferimenti, nemmeno troppo velati ai microorganismi osservabili nei vetrini microscopici, tuttavia rielaborati attraverso audaci cromatismi che diventano improvvisamente protagonisti, stravolgendo il consueto punto di vista in un vortice emozionale sia razionale che trascendente.

Ma Levels ha probabilmente un inizio, o meglio un prequel: una sorta di antefatto vistoso, a tratti bizzarro, in cui Kandinskij, circa un decennio prima, tra improbabili fondi oro di reminiscenza bizantina, e taglienti pennellate e dimensioni atte a dare vita ad un innovativo inizio – un titolo sul genere Una nuova speranza, al pari dell’omologo Episodio IV della saga di Guerre Stellari, non apparirebbe stonato – analizza gli elementi compositivi presenti in pittura.

Modula linee e fissa punti, evitando tuttavia di cadere e scadere in una pura astrazione geometrica, al contrario riservandosi il diritto di utilizzare detti supporti, in particolare i punti, in guisa di verticistica origine: da essi si crea, attraverso di essi si dirige e controlla, estrapolando forme e immaginando colori.

Punti di partenza, naturalmente preludi o semplici promesse, talvolta nemmeno mantenute, ma meritevoli di essere, almeno embrionalmente, considerati, accostati ad inquiete presenze in attesa di accentrare e dirigere con acuminato acume…

Vasilij Kandinskij (1866-1944), Points, 1920, olio su tela, 91.8×110.3 cm., Kurashiki – Ohara Museum of Art
Immagine: web

 

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