Violenza: basta con i preconcetti contro gli uomini, le donne devono cambiare mentalità

di Emilia Urso Anfuso

Non se ne può più: la libertà, in molti casi, oggi è scambiata da certe donne col libertinaggio. Femministe assetate del sangue degli uomini azzannano tutto il genere maschile a prescindere, convinte di essere le uniche depositarie della ragione su ogni cosa per il sol fatto di essere nate femmine. Sul tema della violenza sessuale inutile tentare di ragionare. Secondo certe signore una donna deve esser libera di girare anche nuda per strada, e non rischiare nulla, nemmeno una pacca sul culo. Liberissime di pensare che il genere maschile debba mettere a bada l’ormone Testosterone a colpi di slogan femministi, e che la libertà femminile consista nell’andare in giro senza un minimo di cautela in una società composta anche di persone di sesso maschile che non siano paragonabili a trogloditi e avvezze all’abuso di droghe, ma non si urli allo scandalo quando, per mancanza di sale in zucca si incorre nei rischi tipici di chi non ha cura della propria incolumità. Attenzione poi a non cadere nel peccato di massificazione. Non è vero che “Gli uomini sono tutti maiali”, come ha tenuto a dichiarare la sociologa e attivista femminista Lella Palladino.

Massificare è uno dei problemi della società attuale, e certe signore dovrebbero rammentare che le esperienze personali non fanno sociologia. Riflettiamo invece sulla società in cui viviamo. Il criterio di libertà è cosa diversa dall’avere uno stile di vita libertino, e questo è applicabile a qualsiasi genere umano. Ognuno sia libero di campare come meglio crede, ma non di creare un dissesto sociale contro un determinato genere. Troppo spesso alcune donne non si rendono conto che la prima guardia del corpo, è il caso di dirlo, siamo noi stesse, perché le cautele non sono mai troppe vivendo in una società ove alberga in maniera sempre più diffusa la dipendenza da droghe e dall’estremismo erotico che dilaga anche a causa della moltitudine di siti di video pornografici che offrono ogni tipo di esperienza. Sapete cosa accade quando un uomo resta attaccato al monitor di un computer a dilettarsi con la visione di questi filmati e lo fa metodicamente?

Succede che i suoi livelli di Dopamina, che è un neurotrasmettitore, si abbassano, e per stimolare il piacere e l’erezione, è necessario che questo composto chimico si mantenga a percentuali ottimali per ottenere, la volta successiva, il soddisfacimento dello stimolo carnale. Per aumentare la percentuale di Dopamina, e quasi inconsapevolmente, si cercano visioni estreme. Il problema si amplifica nel momento in cui si tenta di replicare le gesta degli attori pornografici nella realtà, manifestando così una deviazione della sfera intima, con pretese di azioni violente sotto le lenzuola. Evitiamo quindi di armare campagne contro tutto il genere maschile, o non si farà altro che restare al palo e non risolvere il problema alla fonte. Il genere femminile non deve e non può auto ghettizzarsi rintanandosi nello schema della donna fragile e vittima del maschio. Le donne possono fare tutto, persino protrarre all’infinito lo schema della vittima in mano ai maiali, ed è ciò che si sta osservando.

Il primo passo per iniziare davvero un percorso di abbattimento delle violenze è ripensare se stesse. Chiedetevi come mai non si accenna quasi mai al tema delle molestie sessuali contro il genere maschile? Eppure esistono e in percentuale maggiore a quanto si possa credere. Un’indagine Istat condotta tra il 2015 e il 2016 e pubblicata nel 2018, evidenzia una situazione presente ma taciuta: 3 milioni e 754mila uomini hanno subito molestie almeno una volta nella loro esistenza. Corrisponde al 18,8% della popolazione maschile. Nel 23,7% dei casi, gli autori delle molestie erano donne. È un problema minore? No. È una diversa percezione delle cose. Esistono donne che urlano allo stupratore anche quando ricevono un complimento elegante, quando qualcuno le guarda per strada, se un uomo tenta un corteggiamento. Uno dei motivi per cui le molestie contro gli uomini sono sottaciute, è che nel 35% dei casi, secondo i dati Istat, è stato considerato “poco grave” l’avvenimento. Riflettete, donne, riflettete.

da sociologiaonweb.it

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