Violenza, genitori alla riscossa

DI MARIA RONCA

La violenza ha trovato una forma di spettacolarizzazione a cui rischiamo di assuefarci.

I video e le immagini sui social contengono ingiurie, insulti e atteggiamenti al limite del consentito. Litigi scaturiti da banali alterchi, si riprendono, come sul set di un film, ripetono a copione battute e comportamenti tipici dei peggiori delinquenti.

Il bullismo ai danni di un compagno con il quale magari si è stati amici, che ha sbagliato e ora va punito.

L’imboscata al parco, in pieno giorno, tra i palazzi di città, in una mattina qualunque, in piena emergenza Covid, senza mascherine, senza distanza, collegati al pubblico virtuale, in perfetto stile, la diretta al massacro.

Accerchiare un ragazzo, dieci contro uno, picchiarlo a turno, in solitaria a sferrare i colpi, prenderlo in giro, mentre ridendo guardano il video che diventa virale, più like, più incalza la dose, il successivo che, come su un ring, mostra i denti avvelenati e si scaglia con tutta la forza, incitato dal branco che non molla.

I commenti sulla vicenda di chi osserva e s’indigna alzano il tiro ai manigoldi che provano il piacere di fare del male e di diventare famosi nel perggior dei modi.

La violenza in diretta raccontata e vissuta. Ammetto che questa volta non ho voglia di condividere nessun video, mi sento male, ho difficoltà a immaginare tutta la vicenda e la furia che scatena tanta violenza gratuita, come si possa degenerare nella comunicazione e nell’affrontare le varie situazioni di conflitto,senza arrivare allo scontro fisico e verbale.

Provo ad immaginare cosa passa nella mente di questi ragazzi che hanno la vita in mano, pieni di stimoli e opportunità e non sanno divertirsi e diventare buoni amici. Penso a quali modelli si stanno rifacendo e a quali sentimenti s’ispirano,

oltre alla famiglia e alla scuola cosa fanno durante il tempo libero, qualcuno gli chiede conto delle loro azioni?

Fuori diventato “altro”. Davanti a queste terribili immagini una domanda: Tu genitore sei cosciente di questo?

Come genitori abbiamo l’obbligo di interrogarci e di intervenire perché al di là della società, in primis, rappresentiamo la legge, l’altare, la socialità, la comunità. All’interno di un nucleo familiare si sperimenta l’attenzione, la cura e la prevenzione. Le regole impartite non sono altro l’estensione verso l’esterno.

L’autorevolezza di educare al rispetto e alle regole permette di sviluppare relazioni sane e gestire le tensioni e i conflitti.

Nel dargli tutto, abbiamo pensato di fare del bene, invece, abbiamo perso qualcosa nella corsa al miglior telefonino, agli abiti e agli zaini firmati. Non li abbiamo ascoltati veramente. Abbiamo perso il dialogo e il contatto, non li guardiamo, non li controlliamo, a distanza, li mandiamo nel mondo a essere quel che vogliono, senza dottarli di sensibilità, empatia e responsabilità.

Prima di uscire di casa, diamogli la bussola nell’orientarsi verso l’altro e la vita.

Maria Ronca, Sociologa

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