Violenza sulle donne: basta con la spettacolarizzazione in negativo

DI MARIA RONCA

 

Muore un’altra donna per strada, sotto i nostri occhi. Non è più un fatto privato, ci riguarda  eccome.

La violenza ha trovato la spettacolarizzazione in negativo. Tutto sottaciuto, fino a quando quel no definitivo è certezza e arriva a decretare la fine di un rapporto malato, non si ha idea del male fatto e perpetrato.

Stanchi di un comportamento, un atteggiamento insopportabile, intollerabile e non ci si lascia convincere che è ora di dire basta, che il distacco è necessario e ormai imminente a scatenare tanta violenza, ad abbandonare un progetto di riconciliazione che magari non ha dato frutti e anzi si è perso ulteriore tempo ed energie.

Se manca la volontà di cambiare manca il limite da non superare. In effetti, si lavora a senso unico nell’impossibilità di una visione diversa e di parte.

Gli anni di violenza cambiano nel profondo minando ogni percezione, persino quella di sentirsi in pericolo, intanto, i lividi sul cuore nessuno li vede e, nel frattempo, per dare un’opportunità si cola a picco nelle maledette giustificazioni che si raccontano da più parte, senza veramente intervenire, per quieto vivere.

Quanti danni si fanno, non siamo disciplinati, siamo egoisti nel tenerci lontani dai guai e a stare comodi dall’altra parte quando tutto manca.
Indifferenza alla sofferenza che tante volte provochiamo con modi e azioni controproducenti.
Consapevoli o meno alimentiamo una violenza.

Vale la pena vivere nel male quando sappiamo benissimo di recare danno ad un altro continuando storie strampalate e senza futuro per desiderare zone di comfort, dove sentirci appagati e soddisfatti, poi, non contenti continua la vita di sempre tra doveri e diritti non rispettati?

Nessuno rende conto a nessuno tanto è la società del benessere e soccombe l’amore a prescindere.
Dal pulpito, valori e principi fuori moda, il vizio è un’accettazione reiterata. Una forma di lasser faire.
La verità è che il problema lo si guarda da aspetti secondari, anche perché dovremmo cambiare molte cose e questo, non ci piace.

Consensi ed elargizioni fuori posto nell’isolare la corresponsabilità.
È chiaro che chiudere i rubinetti della dipendenza pesa e la reazione è proporzionata rispetto al buonismo e alla sopportabilità di certi fenomeni che incidono profondamente nelle cattive abitudini.

Rei confessi che ripetono:« se mi lasci, ti uccido», diventano una realtà inquietante e travolgente. Nemmeno nei peggiori dei sogni la concretizzeresti una roba del genere.

Mancano i confini, manca la consapevezza del male che si cagiona. Nessuna responsabilità si configura davvero nei pensieri, solo vendetta per osare di fare pensieri di uscita dalla violenza e nessun ripensamento che desti la coscienza.
Nessun freno, nessuna conseguenza vale più della libertà di una scelta diversa e intelligente.
Nessuna prospettiva senza di’.

Maria Ronca, Sociologa

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