Viva il circo! …ma senza animali

DI MARINA M. CIANCONI

“Se si guarda negli occhi un animale, tutti i sistemi filosofici del mondo crollano”
Luigi Pirandello

Novembre 2019. Francia. Si spegne Misha. La sua vita se ne va come tante altre prima di lui. Misha ha conosciuto l’uomo purtroppo, lui che per storia naturale avrebbe dovuto conoscere solo boschi montani e vasti territori incontaminati in cui l’uomo mette raramente piede.

Misha è stato rinchiuso per 15 anni in una gabbia, la sua vita è stata la vita di un pagliaccio sfortunato caduto nelle mani di due addomesticatori che lo hanno usato per esporlo a circhi e fiere, magari davanti agli occhi di tanti bambini.

Lo hanno maltrattato ed umiliato per anni. Quando è stato trovato Misha era ricoperto di ferite ulcerose alle zampe e ai piedi, non poteva muoversi bene, dolorante in ogni parte del corpo, aveva sviluppato comportamenti stereotipati ed ossessivi che lo portavano nonostante il dolore a continuare a girare in cerchi infiniti dentro la sua misera gabbia.

Un tumore ai polmoni ormai dilagato ovunque gli ha preso la vita. E forse lui in quell’istante ha ringraziato Madre Natura che se lo è ripreso con sé, liberandolo dall’uomo in eterno. Misha era un Orso bruno (Ursus arctos) e solo la morte gli ha restituito quella dignità della sua specie che in vita gli è stata negata.

Marzo 2022. Masha viene liberata! Ha trascorso anche lei 15 anni della sua vita in prigione dentro una gabbia da cui usciva solo per esibirsi in spettacoli e acrobazie in un circo ucraino. Per far divertire l’uomo.

Masha ha 22 anni, è un’orsa e, grazie all’associazione AMP Libearty – Bear Sanctuary, è stata liberata e portata in un santuario in Romania. Masha è stata più fortunata, ma dopo tanti anni di prigionia…

Noi uomini ci siamo dichiarati capaci di moralità e, sulla base di questa, ci siamo dati delle norme giuridiche fondate sull’etica. Tuttavia permettiamo ancora la cattività degli animali finalizzata al nostro puro divertimento. Una cattività spesso non associata al benessere degli animali prigionieri.

Gran parte di questi animali sono dichiarati senzienti dalla scienza odierna, quindi capaci di comprendere e reagire ad esperienze positive o negative percependole in modo cosciente e con la propria interiorità.

Gli orsi sono animali che si spostano tantissimo percorrendo diversi chilometri anche in un solo giorno, il loro vagare naturale attraverso diversi territori è collegato alla ricerca di cibo, di un compagno o compagna, in una parola al loro ciclo vitale.

La cattività, come la prigionia per l’uomo, è una condizione profondamente innaturale, a cui spessissimo si associano maltrattamenti, malnutrizione, mancanza di cure veterinarie adeguate, stress, comportamenti stereotipati ossessivi, malattie negli animali costretti nelle gabbie, come anche nelle vasche di delfinari e circhi acquatici.

La LAV (Lega Anti Vivisezione) denuncia quanto segue:
“Nonostante il sondaggio Wild animals in Circuses, commissionato da Eurogroup for Animals in otto Paesi europei all’inizio del 2021, ha evidenziato che il 77% degli italiani vuole uno stop all’uso degli animali nei circhi, la legge italiana è rimasta praticamente immutata dal 1968.

In Italia non esistono restrizioni quantitative o di specie all’ uso di animali nei circhi, i quali possono contare anche su finanziamenti pubblici milionari erogati ogni anno direttamente a specifiche strutture circensi dal Ministero dei Beni Culturali, Spettacolo e Turismo.

Nel nostro paese non esiste un Registro Nazionale pubblico che evidenzi quanti animali sono detenuti nei circhi, in quali circhi e quanti circhi siano registrati sul territorio nazionale.

Rimane anche ignoto, almeno al pubblico, quale sia il tasso di riproduzione degli animali nei circhi italiani. La LAV ha stimato, tramite un monitoraggio sul territorio, che attualmente ci sono circa 2100 animali detenuti in poco più di 100 circhi, rilevando inoltre che i circhi italiani detengono un numero elevatissimo di animali provenienti da specie in via di estinzione quali elefanti, tigri e leoni, ippopotami, rinoceronti e altri.

Quello che è certo è che i circhi viaggiano continuamente in Italia e all’estero, trasportando per migliaia di chilometri animali in gabbie e camion e forzandoli ad esibirsi e fare spettacoli per sopravvivere in condizioni che non hanno nulla in comune con le loro esigenze etologiche.

I circhi a volte cambiano nome e insegne, o si raggruppano tra loro, spesso possono affittare animali da altri circhi o spettacoli.

I controlli e la tracciabilità sono quindi particolarmente difficili, se non impossibili.
Nonostante siano passati 50 anni e il modo in cui la società si rapporta agli animali sia radicalmente cambiato in molti settori, oggi la Legge di riferimento sui circhi è quella di sempre, Legge n.337 del 1968 ‘Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante’.

Il fatto che gli animali – spesso appartenenti a specie esotiche ed in via di estinzione – vengano costretti, in modo anacronistico e primitivo, a fare spettacoli per un pubblico pagante e a vivere in condizioni contrarie alla loro natura, non è finora stato considerato come ragione sufficiente a modernizzare la Legge n.337 del 1968.

La LAV ha lavorato per l’abolizione del finanziamento pubblico ai circhi con animali, la proibizione dell’uso degli animali nei circhi e la riconversione del settore Circhi ad altre attività senza animali.

Ci siamo arrivati molto vicini con il Disegno di Legge per l’abolizione dei circhi con animali, lasciato decadere dai ministri Franceschini-Bonisoli-Franceschini.”

Una dannosa conseguenza della cattività è lo scatenarsi intorno a questa di un commercio inaudito di animali appartenenti a specie selvatiche, molte delle quali in estinzione, prelevati in natura con mezzi spesso cruenti e scioccanti, per quelli che riescono a sopravviverne. Cito ad esempio la ben nota mattanza dei delfini che si scatena nella Baia di Taiji in Giappone.

I delfini vengono spinti e radunati in questa baia da dove non hanno vie di uscita, poi vengono uccisi atrocemente. I delfini muoiono in modo lento e doloroso.

Questi delfini sono destinati all’industria alimentare. In Giappone stranamente il delfino non è considerato un mammifero ma un pesce (potenza dell’economia sulla scienza!).

I delfini che sopravvivono a questo massacro vengono infine venduti ad acquari, circhi acquatici, delfinari e privati miliardari che alimentano il traffico delle specie selvatiche.

Tutti questi animali non hanno voce, non possono parlare, non possono raccontare. I delfini, le orche e altri cetacei sono animali che in natura nuotano per molti chilometri al giorno e sono specie altamente sociali.

Portarli in vasche mai abbastanza grandi per le loro reali necessità e con condizioni chimico-fisiche dell’acqua che non rispecchiano pienamente le condizioni dell’acqua di mare in cui sono nati, significa forzarli a stare in un ambiente falsato che non ha nulla a che vedere con il loro habitat naturali.

Inoltre vengono strappati ai loro gruppi famigliari con i quali hanno legami fortissimi e dai quali dipendono anche per il benessere emozionale e comunicativo, come noi con le nostre famiglie.

Sottoporli poi ad estenuanti esercizi fisici innaturali e forzati significa portarli verso un indebolimento del sistema immunitario, già messo a dura prova dall’ambiente vasca e dallo stress, esponendoli a più precoci malattie e a morti premature.

Non c’è più nulla di naturale in questi animali stretti nella morsa della prigionia.
Li trasformiamo scientemente e consapevolmente nell’ombra di loro stessi. Ho menzionato orsi e cetacei, ma gli animali sfruttati sono davvero tanti: tigri, leoni e altri grandi felini, elefanti, zebre, scimmie, camelidi e molti ancora, anche animali domestici.

La maggior parte del Paesi europei si è già espressa con delle leggi apposite che vietano la presenza di animali nei circhi. In Italia cosa aspettiamo ancora?

I nostri figli, quando erroneamente paghiamo loro il biglietto di ingresso a un circo o a un delfinario o un circo acquatico, imparano che quella è la vera vita di un orso, di un delfino, di un povero animale ridicolizzato dall’uomo in un ambiente non suo la cui volontà è stata spesso piegata attraverso metodi punitivi. Imparano a trattarli da pagliacci, non venendo educati al rispetto degli esseri viventi.

Imparano che basta pagare per pensare di capire, malamente, chi è un orso o chi è un delfino. E sottolineo il termine “chi”.

Stiamo insegnando quindi ai nostri figli che una grande tragedia può verificarsi sotto i loro occhi se li diverte, che la sofferenza di un essere vivente, nato per essere libero in natura, può essere barattata con le nostre risate.

Attenzione! Questi sono messaggi subliminali pericolosi anche per la nostra società. Essere complici della sofferenza inflitta potrà portare la nostra società a pagare un prezzo molto alto in termini di crescita di coscienze morali e ad innalzare il livello di giustificazione della violenza, in ogni sua forma. Già assistiamo a questi segnali.
Oggi i circhi sono regolati dalla Legge 18 marzo 1968, n. 337 – “Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante”.

Una legge di più di cinquant’anni fa dove non c’è alcuna menzione sugli animali, né sulle modalità di benessere con cui questi ultimi debbano essere gestiti.

All’epoca non ci si pensava proprio. Oggi però la scienza etologica, dedita allo studio del comportamento e delle vite degli animali, è andata molto avanti in merito alla conoscenza reale di questi ultimi, delle loro vite soprattutto interiori.

Tuttavia ancora manca una vera presa in considerazione nonché una reale applicazione di queste conoscenze per tutelarli. Siamo indietro.

Molto indietro. Carl Safina scrive: “Perché l’idea che altri animali pensino e sentano sembra costituire una così grande minaccia per l’ego degli esseri umani? Forse perché riconoscendo agli altri una mente è più difficile abusare di loro? Sembriamo decisamente incompiuti.” (C. Safina, Beyond Words: What Animals Think and Feel, 2015)

Alla fine del mese di dicembre 2017 è entrata in vigore la Legge 22/11/2017, n. 175 – “Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia”, che all’Art. 2, punto 4, alla lettera h recita cosi: “revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse”.
Scopriamo come è andata a finire.

Questa legge implicava che entro dodici mesi dall’entrata in vigore venissero emanati dei decreti legislativi che disponessero la messa in pratica della legge da parte del governo. I decreti non ci sono mai stati, né sono state previste delle deroghe all’emanazione degli stessi.

In pratica, i tempi per attuare la legge sono scaduti (o li hanno fatti volutamente scadere, dipende dai punti di vista) e quindi è tutto da rifare da capo (scrittura della legge, approvazione Camera e Senato, emanazione decreti legislativi e così via).

Come minimo ci vorrà un bel po’ di tempo ancora… ma gli animali rimangono nelle gabbie.

Nel frattempo però sia nel 2017 che nel 2018 sono stati erogati enne milioni di euro per le attività circensi, perché le attività circensi percepiscono soldi pubblici, così mi chiedo: chissà se l’elefante di turno ha almeno ricevuto la sua paghetta mensile dato lo sporco lavoro e la misera vita che è costretto a fare?

L’Italia si è anche espressa con una legge sul maltrattamento animale, ossia la Legge 20 luglio 2004, n.189 – “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”, nel cui Art. 1 (Modifiche al codice penale),”Titolo IX-bis – Dei delitti contro il sentimento per gli animali”, gli animali vengano tutelati non in quanto soggetto avente completo diritto di tutela, ma sulla base di ciò che è “contro il sentimento degli animali”, ossia il nostro sentimento di pietà.

È chiaro che questo è un segnale positivo rispetto ad una totale mancanza di tutela da maltrattamenti o peggio, tuttavia “la nostra legge non tutela gli animali dal maltrattamento in quanto soggetti e vittime di maltrattamento”, ma solo in quanto il loro maltrattamento può suscitare nell’essere umano un sentimento di pietà. Siamo di nuovo noi al centro della questione e non quegli esseri viventi senzienti vittime di maltrattamento.

Mi auguro che arriveremo ad esprimerci, legislativamente parlando, in una modalità che difenda gli animali ponendoli come “soggetti di tutela” da reclusioni, commerci, maltrattamenti, abbandoni, uccisioni a tutti gli effetti.

Nell’Art. 3 tuttavia, (Art. 19-ter – Leggi speciali in materia di animali): “Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale (di cui sopra) non si applicano però ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici, nonché dalle altre leggi speciali in materia di animali.

Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si applicano altresì alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione competente.”

Ossia per questi animali il nostro sentimento di pietà non può essere tenuto in considerazione. La nostra pietà e compassione (sentimenti morali) vengono qui escluse, rimandando a leggi speciali che non ammettono i nostri sentimenti di pietà a garanzia di tutela.

L’Unione Europea poi si esprime nell’Articolo 13 del Trattato di Lisbona (13 dicembre 2007): Riconoscimento degli animali quali esseri senzienti.
Il 6 giugno 2018 il Lussemburgo emette una nuova legge a tutela della vita, del benessere e della dignità degli animali.

La dignità. Gli animali vengono riconosciuti come individui e non come cose. Altri paesi europei si sono già espressi in materia di tutela degli animali come esseri senzienti.

Esistono poi i diversi pareri espressi dalla CITES (Convention on International Trade of Endangered Species – Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) in materia di animali nei circhi e in altri luoghi di cattività dove gli animali vengono tenuti per questo o quell’altro, sottolineo, scopo umano.
Gli animali sono individui definiti da comportamenti, relazioni intra e inter specifiche complesse, emozioni, intelligenze che sempre più ci sorprendono.

La scienza che studia il comportamento animale è andata molto avanti e le distanze tra loro e noi si accorciano sempre di più, perché noi siamo animali. Di fatto siamo tutti in una rete interdipendente e abbiamo condiviso un’evoluzione comune.

La cultura zoologica, etologica ed ecologica va ampiamente divulgata e soprattutto deve dialogare con la politica e gli enti preposti alla giurisprudenza aggiornando la tematica legislativa ai grandi passi con cui la scienza ci dimostra la complessità e la preziosa diversità di queste vite, che hanno il diritto di essere se stesse nei loro ambienti naturali, che hanno il diritto ad essere tutelate da reclusioni, maltrattamenti, abbandoni, commerci ed uccisioni, soprattutto se si tratta di vite in pericolo di estinzione.

Intanto è notizia recente che l’Ecuador ha riconosciuto gli animali selvatici come “soggetti di diritto” dando loro i “Diritti di Natura” (“Rights of Nature”).

Di seguito quanto viene loro garantito:
“diritto di esistere; diritto a non essere cacciato, pescato, catturato, raccolto, estratto, detenuto, trafficato, commerciato o scambiato; diritto al libero sviluppo del proprio comportamento animale; diritto alla libertà e al buon vivere; diritto all’alimentazione secondo le esigenze nutrizionali della specie, avendo accesso ad adeguate quantità di cibo e acqua per mantenerli in salute; diritto a vivere in armonia; diritto alla salute; diritto all’habitat; diritto di pretendere i propri diritti dalle autorità competenti; diritto all’integrità fisica, mentale e sessuale; diritto a vivere in un ambiente adatto a ciascuna specie, con adeguate condizioni di riparo e riposo; diritto alla vita in un ambiente privo di violenza, nonché in un ambiente libero da crudeltà, paura e angoscia.”

Questa è una svolta epocale! L’Ecuador ha finalmente infranto quel muro di superiorità che ci siamo autocostruiti rispetto agli altri viventi. Auspico che tutti gli Stati mondiali, Italia in primis, emulino quanto appena stabilito dalla giurisprudenza ecuadoregna che ha dimostrato e riconosciuto l’alto valore etico della Vita.

C’è quindi speranza. Le persone comuni sono la forza che spinge gli Stati a legiferare verso una concezione di parità di diritti tra noi e gli altri animali. Noi possiamo cambiare lo stato delle cose.

Noi possiamo garantire alle specie animali e alla loro vita naturale uno stato di diritto.
Mi auguro quindi che le persone comuni premano sulle Istituzioni italiane e sulla classe politica perché facciano un passo avanti deciso, fermo e rapido, iniziando dal vietare la presenza degli animali tutti nei circhi, delfinari e nei luoghi di prigionia. Questo ci farà salire un gradino più in alto nella concezione etica della Vita e forse ci aiuterà a sopportare il peso delle nostre colpe.

Più saremo generosi e garanti verso le altre vite e più riusciremo davvero a sentirne l’immensa energia. Questa potenza che scorre da miliardi di anni attraversando ogni essere fin dal suo concepimento non sapremo mai spiegarla ma, tutelando ogni forma di vita, ci sentiremo profondamente appartenenti alla stessa storia e disperatamente proiettati verso la volontà di un futuro insieme, garantito da un egual stato di diritto.

Immagine free (Pixabay)

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