Viviamo in una società di rancorosi

DI MARCO ZUANETTI

Alle volte il rancore per i problemi irrisolti dell’umanità del nostro tempo si trasforma in indifferenza, terribile e violenta indifferenza.
La nostra società sembra essere scissa in due.

Da un lato, ci sono coloro, come Noi, come Me, che operano nella dimensione della “cura”, della solidarietà, del “diritto mite”, che crede nella giustizia come “il filo per rammendare il tessuto sociale”.
Dall’altro, troviamo i “rancorosi”, coloro che perimetrano con i muri del giudizio e della critica lo spazio dei propri diritti e delle proprie libertà, e si rinserrano all’interno escludendo “gli altri da sé”, i diversi, i deboli, quelli che hanno sbagliato.

Siamo dentro ad un salto epocale, con un cambiamento di paradigma. Sono saltati tutti i parametri etici e normativi. Non ci sono più riferimenti. Navighiamo a vista, senza ideali, senza progetti, senza regole.
Anche i diritti umani appartengono ormai alla dimensione “cibernetica”, di chi appunto naviga a vista nelle maree della nostra società.

Per ritrovare una rotta, occorre ritrovare il valore e la pratica della “virtù”, rimettere l’etica, la responsabilità degli uni per gli altri, alla base della società e come faro per la politica.
E chi può parlare con diritto di virtù?

Chi nella vita quotidiana, nello agone politico, si impegna per difendere concretamente i diritti delle persone, chi si prende cura dei più deboli e fragili, chi si occupa e si preoccupa dei minori e della loro salute, chi lavora in organismi e istituzioni impegnate nella difesa dei diritti umani, della Natura e dell’Ambiente.

Serve una rivoluzione culturale continua, per guarire dal rancore ed aprirsi al nostro sacro poco.

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