Voglio quell’abbraccio

DI GIOVANNI DE LUCIA

Fu una serata intima, vissuta per poi essere respirata durante una lunga passeggiata tra il lungomare e viale Ceccarini.
Perché abbiamo dovuto accontentarci di attimi per sopravvivere al costante peso del tempo?

Perché un amore è stato trasformato in un amante e di questo fiore non sono che rimasti i petali su un tratto di panchina?
Noi eravamo lì.
Lì a prenderci in giro come due ragazzi, a disegnare tetti e stelle con le dita, quasi fossero le mani di un pittore o di un direttore d’orchestra.

È vero gli anni passano da bocche in bocche come bicchieri di vino buono scambiati da ubriaconi, bicchieri sollevati per essere cantati dalla paura di invecchiare.
Perché ci siamo affrettati a nascondere la nostra giovinezza? Che peccato c’era nell’abbracciarci in un portone o ripararci dietro un muro d’edera?

Forse non hai mai creduto che i sogni potessero durare da una vita e io ho le braccia troppo pesanti per aver sostenuto il cielo. Aiutami ad andar via, voglio occhi che mi guardino come fossi l’alba ed il tramonto nello stesso istante.

Voglio quell’abbraccio di chi grida al mondo sei mio. Voglio la mano che raccolga quei petali e li metta tra le lenzuola di un letto che profumi di bucato e sappia ancora e ancora di buono.

Foto da Pinterest

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