Volevo essere un ranocchio

DI CARLO MINGIARDI

Oggi ho ricevuto una bella notizia, me la tengo stretta perché capita di rado una cosa del genere. Poi io col mio carattere riesco a smantellare ogni situazione potenzialmente positiva.

Dovrei cambiare, ma sono un malinconico professionista, non riesco a sfuggire a questo destino.
Comunque è un momento di grande felicità, dovrebbe durare per sempre ma è impossibile. Le belle cose durano lo spazio di uno spot pubblicitario, perdonatemi l’accostamento inadeguato ma mi è venuto in mente solo quello.

Quindi decido che oggi voglio essere felice a tutti i costi:
“…costi quel che costi!”
Quale occasione migliore di mettermi davanti al portatile e scrivere una bella storia lieta?

Mi viene in mente sull’argomento, un racconto che mi leggeva mio padre su un libro di favole. Glielo chiedevo soprattutto quando ero triste perché mi faceva sentire meglio. Ho passato un lungo periodo da piccolo, senza poter camminare perché avevo un problema serio alle ginocchia. Ero costretto a stare con dei tutori alle gambe e trascorrevo le giornate intere a casa o da mia cugina Lella.

Allora gli chiedevo spesso questa favola perché volevo saltare come un ranocchio.

“C’era una volta un principe, un ranocchio e una fata”.
Aspetta un attimo, devo fare bene mente locale, perché mi piaceva un casino e non voglio stravolgerla troppo.
“C’era una volta un principe depresso perché non riusciva ad accontentare il suo popolo. Stava passeggiando nel suo regno, quando incontrò una ranocchia.
Era talmente bella che il principe non poté fare a meno di fermarsi a mirarla.

La rana saltellava felice tra una ninfea e l’altra dello stagno, si immergeva e giocava con le libellule, poi si metteva al sole per asciugarsi e godersi la giornata.
Il principe dopo quella visione andava ogni giorno allo stagno per osservare la ranocchia, quando tornava al castello la sua anima era piena di gioia.
Finalmente riusciva a governare il suo popolo con felicità.

Un giorno però una brutta tempesta si abbattè sul suo regno. Il principe preoccupato si mise a cercare la bella ranocchia.
Quando finalmente la ritrovò, la portò di corsa al castello perché non dava segni di vita. La gioia che aveva provato fino a quel giorno si trasformò in disperazione. Quando la mise davanti al focolare per riscaldarla, una lacrima gli scese dagli occhi e finì sul cuore della rana.

La lacrima prese le sembianze di una fata.
“Chi sei?”
Chiese il principe.
“Sono la mamma della rana, sono stata sempre nel suo cuore per renderla felice, ora però devo andare via!”
Il principe era sconvolto da questa cosa perché pensò che la ranocchia sarebbe morta. La fata allora gli disse:
“Non ti devi disperare, credi sempre nella felicità!”

Come per miracolo il principe si trasformo in un bellissimo ranocchio mentre la rana riaprì gli occhi. La fata allora disse:
“Da oggi in poi sarete sempre felici insieme!”
e volò via.
Da quel giorno i due ranocchi vissero felici e contenti”.

Era molto più bella come la raccontava papà, ho cercato di fare del mio meglio.
Non so nemmeno se era esattamente così, l’importante è il succo di tutta la questione.
Comunque parlare di felicità è sempre una cosa positiva.

Credo di averlo fatto poche volte nei miei racconti, in fondo ogni cosa che fai nella vita rispecchia inesorabilmente il tuo essere e, certe cose che ti porti inevitabilmente dietro.
Bisognerebbe avere una pozione magica per cambiare connotati come il principe.

Ci vorrebbe un bell’incontro con Mago Merlino, un colpo di bacchetta magica e ti ritrovi un ranocchio felice.
Invece sei un povero cristo come tanti, che cerca di essere felice ad ogni costo.
Mi sto infilando in un discorso complicato sull’esistenzialismo. Meglio evitare perché è facile cadere nel banale.
Oggi però sono felice.

Immagine tratta da Pixabay

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità