Vorrei essere quel gesto

DI MARIAESTER GRAZIANO

Il credo di un forse ti taglia in due il presente e la carne.
L’assenza di particolari fa calare il sipario e, tra il bilico e il tracollo, c’è la distanza di un passo.

Anche oggi il sole muore tagliandosi la gola in una lastra di cielo. Invidio il suo talento di morire facendosi un altrove, di darsi fuoco così appeso all’universo, impigliato in una galassia qualunque.

È un genio doloroso questo sole. Ha ironia sufficiente per restarsene lì in mezzo al necessario, per non cedere alla malinconia definitiva.
Assomiglio un po’ a lui in questo. Assomiglio al suo precipizio dimezzato.
Un sole ghigliottinato dall’orizzonte si sgozza nella vertigine dell’altrove.

Si accende fumando una nuvola nicotinica come un ultimo desiderio da affidare a una stella. Una meteora pronta a morire, a farsi lacrima nel lutto acerbo della notte senza pronomi.
Se avessi io un desiderio, vorrei il gesto che mio nonno faceva a mia nonna.
La baciava sulla fronte poi sull’occhio sinistro, quello destro e infine sul naso.

Un segno di croce come benedizione d’amore. Un gesto inventato per volersi bene, per essere in due. Loro due insieme erano margherita intatta. Una corona bianca intorno a un cuore, non sciupata dalla domanda bicorna m’ama non m’ama. Il loro era amore compatto, coraggioso.

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