Wabi-sabi, uno spazio magico per le notti che verranno

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Il corpo e la mente per un’adesione alla bellezza imperfetta, transitoria, incompleta.
Sentiero, canali rosa dei ciliegi in fiore, silenzio, bellezza impalpabile, canto di uccelli, tempio. Queste parole potrebbero essere l’incipit di un sogno. L’ incantesimo può nascere da visioni, odori, suoni sensazioni che solo puoi trovare attraversando un al di qua per essere in una terra conosciuta e rivelata a patto che tu oltrepassi quella soglia invisibile.

Così puoi ritrovarti lungo giardini di pietra, strade soleggiate, aria fresca, colori di alberi che si lasciano guardare in tutta la loro luminosità non pervasiva, in un’ora della sera. Puoi sentire il profumo dell’erba tagliata, del bosco umido, delle foglie appena nate, dei fiori come la rosa, la gardenia, il lillà, il giacinto e la lavanda…, e quelli della frutta fresca.

Sei in una condizione privilegiata di essenzialità, solitudine, povertà. Ti apparenti ad uno wabi- sabi, una visione del mondo tutta giapponese, dove vige la regola dell’accettazione della provvisorietà e dell’incompletezza delle cose. I Giapponesi la definiscono: “bellezza imperfetta, impermanente e incompleta”. Poniamo che qualcosa, o una parola, una frase, qualsiasi espressione del mondo ci dia una sensazione di serenità, o di passione, allora si può parlare di wabi-sabi”. Tutto ciò che appare, senti odori, è transitorio perché “nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto”.

Leggo da un articolo che “ Le parole wabi e sabi non si traducono facilmente. Wabi si riferiva originariamente alla solitudine della vita nella natura, lontana dalla società; sabi significava “freddo”, “povero” o “appassito”, ma può anche essere identificata a semplicità, freschezza o silenzio. Tutto passa, ma nel sogno è come se attraversassimo una linea, una soglia invisibile che ci porta da un qui a un lì, una terra che conoscevi e che la memoria, conservata nel passaggio di ere e civiltà, ha voluto preservare da ogni corruzione; memoria come una specie di “custodia del tempo”. E’ un luogo dove puoi scandagliare una neonata fusione tra corpo e psiche: «non più l’anima nel corpo, ma il corpo che passeggia in quel giardino che è l’anima».

Orme, segni, che solo il sogno può indicarti, sono la bussola che ti orienta in questo regno fatto di centri plurimi, in cui ti sposti completamente a tuo agio. Sei corpo, mente, natura, ritrovi uno stato primordiale di esistenza prenatale. Ti lascio, lettrice/lettore, con l’augurio di addentrarti in questo spazio magico per le notti che verranno.

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