DI GINO MORABITO
Lunghi capelli fluenti, sguardo seducente e un corpo mozzafiato inguainato in abiti di haute couture dalle scollature e dagli spacchi vertiginosi, Lola Astanova ci seduce con un’immagine di innegabile bellezza e con quelle note che suonano America.
Già vincitrice di un Emmy Award per la Rapsodia in blu di Gershwin, ad ogni concerto ci conduce per mano in un viaggio dove la routine, i problemi, le preoccupazioni del quotidiano rimangono fuori dalla porta. Un’esperienza immersiva e totalizzante in cui la gente, tornando a casa, possa esclamare: «Wow, non vedo l’ora di rifarlo!»
Lola Astanova, artista del piano con il vezzo dei tacchi a spillo. Cos’è per te la seduzione?
«La seduzione è un accenno di possibilità, un’anticipazione di quello che potrà seguire.»
Cos’è invece la bellezza? E l’arte?
«La bellezza è qualcosa che ti fa fermare di colpo e ti toglie il respiro. L’arte promuove la tua unicità, modella il tuo gusto personale e ti rende meno vulnerabile a qualsiasi forma di demagogia. In tal senso, penso che la bellezza e l’arte ci potranno salvare.»
Da donna e da artista, che rapporto hai con il tempo?
«Nell’ultimo anno ho sviluppato una sensibilità maggiore rispetto al tema della fugacità del nostro tempo. Vorrei riuscire a trarne il meglio, lavorare per raggiungere i miei obiettivi, concentrarmi sulle persone e sulle cose che mi danno gioia. Non voglio spendere il mio tempo per qualcosa che non mi soddisfa o che non mi fa stare bene.»
Suoni dall’età di 6 anni e, nel 2012, sei stata annoverata dalla rivista Limelight tra le dieci icone di stile nella musica classica. Era questo il tuo sogno da bambina: diventare una musicista famosa in tutto il mondo?
«Per quanto riesca a ricordare, ho voluto sempre suonare e avere successo. Considero la fama un aspetto del successo ma non il più importante. Voglio sapere che quello che faccio mi soddisfa, e per me vale molto più di essere famosi. Essere famosi ma infelici nella scelta della propria carriera sarebbe una tortura. Inoltre non prendo mai la fama molto sul serio: è divertente, certo, ma ci sono cose più importanti nella vita.»
Nata a Tashkent in Uzbekistan, Lola Astanova rimane fedele alle proprie radici musicali e al desiderio di rendere ogni esibizione “una storia d’amore elegante e appassionata”. Come si può descrivere l’amore alle nuove generazioni? E la musica quale ruolo gioca?
«Per secoli tutti i grandi artisti hanno cercato di descrivere l’amore ma non so se qualcuno sia riuscito a catturarlo completamente. Forse l’amore non ha bisogno di spiegazioni ma la musica è quanto di più vicino ad esprimerlo. È la forma di espressione più pura e universale e, quando è sincera, tocca ogni essere umano, indipendentemente dal genere e dalla cultura di appartenenza.»
Cosa significa essere una virtuosa del piano ai giorni nostri?
«Grandi abilità tecniche sono sempre un prerequisito per quel tipo di riconoscimento. Ma ai giorni nostri bisogna essere curiosi, versatili e non dogmatici, per diventare dei veri virtuosi. Suonare le note giuste non basta!»
Quale pensi sia stata la formula vincente che ti ha permesso di raggiungere un risultato così prestigioso?
«Rimanere fedele a me stessa. Non è stato sempre così ma, non appena ho cominciato a fare esattamente quello che ritenevo giusto, ogni cosa ha iniziato a sistemarsi e le porte ad aprirsi.»
Com’è riuscire ad emergere in un mondo di uomini?
«Per avere successo in un mondo fatto di uomini e godere dello stesso rispetto e delle stesse opportunità, le donne devono lavorare di più e primeggiare. E anche allora, molti cercheranno altri modi per scavalcarti e sminuirti, ma devi solo continuare a dimostrare loro che si sbagliano.»
Conti quasi un milione di follower su Instagram. Ci pensi mai che tutta quella gente sia reale?
«A differenza di quanti ridicolmente gonfiano il numero dei loro seguaci e acquistano pacchetti di like (ed è incredibile quanta gente lo faccia!), ognuno dei miei follower è una persona reale con la propria storia, simpatie e antipatie, speranze e sfide. È questo ciò che li rende così importanti e preziosi. Sento quella certa vicinanza e penso ai miei seguaci come alla mia “famiglia di Instagram e Facebook”. La loro presenza nella mia vita è davvero reale.»
Hai moltissimi estimatori anche nel nostro Belpaese. Che rapporto hai con l’Italia?
«L’Italia è il Paese in cui ho molti amici e fan; il Paese dai gusti ricchi e dai colori vivaci; il Paese dell’arte e dello stile senza tempo e, a tutti gli effetti, la culla della civiltà occidentale. In questi giorni ho il cuore spezzato nel vedere l’Italia soffrire così tanto e spero che possa riprendersi al più presto, sia economicamente che emotivamente. Siamo insieme, dalla stessa parte, e, se la mia musica può aiutare gli italiani a sentirsi un po’ meglio e a trovare la forza di reagire a questa crisi, allora ne sarei davvero felice.»
Hai dichiarato che “non ci si può esibire vestiti male in un teatro dove c’è pubblico pagante”. Che tipo di
rapporto riesci ad instaurare con il tuo pubblico?
«Penso che tutti vengano a un concerto con la speranza di riuscire a sperimentare qualcosa di speciale, qualcosa di avvincente, di memorabile… ed è mio compito condurli per mano in questo viaggio e far loro dimenticare la routine quotidiana, il lavoro, i problemi, le preoccupazioni. Voglio che la gente lasci il mio concerto dicendo: “Wow, non vedo l’ora di rifarlo!”.»
Per la tua musica hai ricevuto un Grammy Award nel 2020 e un Emmy Award nel 2016. Qual è invece il riconoscimento che vorresti ti venisse tributato come donna?
«Troppe donne sono costrette a rinunciare ai propri sogni, per una ragione o per l’altra. Essere in grado di inseguire i miei sogni e fare le cose alla mia maniera è sicuramente la più grande ricompensa a cui possa ambire.»
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