Chi ci perdonerà per non aver saputo costruire la pace?

DI MARCO ZUANETTI

La guerra è il luogo e il tempo della morte.

Non uccide solo esseri umani, animali, ambiente.
Cancella il desiderio di conoscere.

La guerra genera la ridondanza di informazione e le sue fonti pletoriche si contendono la contabilità di morti, di orrori, di distruzioni, di fazioni.

La stragrande maggioranza delle persone ignora la vita dei paesi che all’improvviso diventano teatri di conflitti, al massimo ricordano il nome di una piazza dove si svolsero proteste o rivolgimenti riportati dai soliti media colti da frenesia di dare un presunto senso alla loro esistenza.

Così accadde per la guerra della ex Yugoslavia.

Così si ripete il meccanismo per l’Ucraìna.

“Con la sola differenza che, oggi, l’avanzamento della tecnologia sottopone il malcapitato tele-assuefatto a un vero cannoneggiamento di pseudo notizie, per lo più già sentite e prevedibili.

Ma. La guerra è un’atrocità che ne contiene e ne provoca infinite altre, da ogni parte.

E sappiamo bene che nelle guerre moderne muoiono molti più civili che militari.

Più durano, più ne producono”. cfr.Tomaso Montanari

E. Così. L’Occidente, e con esso il nostro Paese, decidendo di allungare la guerra, scommettendo su una sua maggior durata, non si sta forse assumendo una parte di responsabilità nel macello, nel massacro che rende ogni giorno l’Ucraina più simile a un bue scannato?

Chi ci perdonerà per non aver saputo costruire la pace?

Per aver pensato di fermare la guerra con altra guerra?

“Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità”, diceva il profeta Isaia.

Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam.

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