È il tempo il più grande furto del millennio

di Andrea Melis

Chi può dirsi oggi
veramente libero?
Forse il povero?
Forse il ricco?
Forse la mosca che non teme la morte
nemmeno nella tela
mentre il ragno si avvicina?
le mosche vivono meno di un mese
e chissà se lo sanno.
Mentre a noi uomini non bastano cent’anni.

È il tempo
il più grande furto del millennio.

È il tempo la catena con cui l’uomo è tenuto in schiavitù.
Abbiamo avuto il tempo della natura
e lo abbiamo perso. Sprecato. Non seguiamo più il sole né la luna né la terra.
E tutto abbiamo dimenticato.

Abbiamo avuto il tempo della religione, fatto di campanili, minareti e preghiere.
E abbiamo perso pure quello. Sotterrato dal tempo dei mercanti e dei padroni. Rate da pagare
mutui
turni di lavoro folli
sabati e domeniche e festivi
cartellini da timbrare.
Correre sempre noi
e con noi il tempo.

E adesso?

Che la tecnologia ci tiene schiavi dal palmo della mano?
Che siamo ingabbiati in trappole mangia-tempo?
Che le mail e le chat e i display ci hanno consegnato a un non-tempo
dove tutto in apparenza accade istante per istante
ma quando alzi la testa è passato un capitale di vita e di ore?

Chi può dirsi veramente libero, oggi?

Qual è la cura del tempo per guarire da quest’epoca devitalizzante?
La morte.
Io vorrei che la morte fosse una clessidra e io un granellino di sabbia.
Quando muoio voglio diventare tempo.

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